I familiari di Giovanni Pelosi, la mamma, la sorella e la moglie, hanno formalizzato opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Avellino per l’accusa di omicidio nei confronti dell’indagato. L’avvocato D’Archi, legale della famiglia, in un’istanza di venti pagine, si oppone alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, che appare “infondata” per le incongruenze emerse nella testimonianza dell’indagato sulla serata del decesso di Giovanni Pelosi.

L’avvocato chiede che le indagini proseguano per far luce sul decesso della vittima ed è necessario che “sia ascoltata di nuovo il medico legale Carmen Sementa e che sia disposta una nuova consulenza tecnica per accertare l’omessa diagnosi e l’operato dei medici”. Inoltre, l’avvocato ritiene che sia necessario “un accertamento sui telefoni cellulari delle persone coinvolte e presenti a casa dell’indagato per accertare il loro percorso, gli orari degli spostamenti e l’aggancio alle celle telefoniche”.

La richiesta di opposizione sarà presto al vaglio di un Gip del Tribunale di Avellino e nasce dalla volontà dei familiari di approfondire una serie di circostanze emerse nel corso delle indagini sull’omicidio di Giovanni Pelosi, avvenuto il 3 maggio 2021. L’uomo fu ritrovato alle 3,30 del 3 maggio a pochi metri dall’abitazione di Via Vicoletto Primo Ferrari con due ferite alla testa. Fu trasportato al Pronto Soccorso dell’ospedale Moscati, dove morirà poche ore dopo, alle 6:30 del 3 maggio 2021 a causa delle ferite e di altre lesioni alla milza e al torace.

Le indagini dei Carabinieri di Solofra erano scattate subito. Dall’esame medico legale era emerso come Giovanni Pelosi fosse stato colpito con un oggetto contundente alla testa almeno due volte e come accertato dal medico legale che si è occupato dell’accertamento nella sala mortuaria del Moscati, la dottoressa Carmen Sementa, oltre alle due ferite alla testa si aggiungevano anche vari colpi a livello toracico con addensamenti polmonari.

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