Gli agronomi irpini sono in prima linea nella lotta alla cimice asiatica, un insetto giapponese che sta causando danni alle coltivazioni di molte zone d’Italia, compresa la coltura del nocciolo in Irpinia. Questo insetto si nutre di foglie e frutti di oltre 300 specie di piante ospite, attaccando gli alberi da frutto e le colture erbacee e compromettendo la qualità del prodotto. Per conoscere lo stato dell’arte, nel 2020 è stata avviata l’attività di monitoraggio con trappole a feromone posizionate presso le aziende corilicole del territorio. Questa attività ha consentito di mappare la presenza della cimice asiatica, conoscere il comportamento e l’evoluzione nell’hinterland irpino.

Attualmente, la situazione in Irpinia è stabile grazie alle diverse condizioni climatiche presenti e alla diversa composizione colturale presente che mettono un freno allo sviluppo e alla moltiplicazione dell’insetto. Tuttavia, il cambiamento climatico in atto e l’elevata capacità di riprodursi e creare danni, non ci fa stare certamente tranquilli, nè ci porta fuori dalla zona di pericolo. Per questo motivo, gli agronomi stanno studiando gli strumenti di difesa, come l’utilizzo dell’antagonista naturale della cimice asiatica: il Trissolcus japonicus, meglio nota come «vespa samurai». Si tratta di un insetto di origine asiatica, innocuo per l’uomo e per gli animali, che si ciba di polline e nettare e non punge. T. japonicus si parassitizza le uova di cimice asiatica.

Gli agronomi sono in prima linea per accogliere nuove istanze e far fronte a bisogni emergenti. Il segreto in questi casi è non focalizzarsi mai su un unico metodo e un solo antagonista ma provarne diversi. Per la difesa biologica con prodotti di contatto, è necessario trattare le piante la mattina o la sera, evitando le alte temperature, perché le temperature basse rendono le cimici meno mobile e la espongono maggiormente all’agrofarmaco. È necessario effettuare potature regolari in modo da sfoltire la chioma e permettere ai prodotti fitosanitari di penetrare all’interno delle piante.

Per il futuro, è necessario continuare l’osservazione capillare dei comportamenti dell’insetto. Ogni settimana, gli agronomi di queste aziende, comunicheranno i dati relativi alla cattura dell’insetto al Cnr. I dati, alimentano un sistema informatico legato al sito della Regione Campania e ad una app sviluppata dalla Fondazione Mach e già utilizzata in Piemonte.

In conclusione, gli agronomi irpini stanno lavorando per proteggere le colture di nocciolo e altre specie dalla cimice asiatica, utilizzando metodi di lotta biologica e monitorando costantemente la situazione. La cooperazione tra agronomi, aziende agricole e istituzioni è fondamentale per garantire la tutela delle coltivazioni e la qualità dei prodotti agricoli.

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