Gli agronomi di Irpinia sono impegnati nella lotta contro la cimice asiatica, un insetto giapponese che attacca anche la coltura del nocciolo. Questo insetto si riproduce più volte all’anno, è molto mobile e vorace, nutrendosi di foglie e frutti di oltre 300 specie di piante ospite. Attacca gli alberi da frutto e le colture erbacee e sta mettendo in grossa difficoltà le coltivazioni da reddito di molte zone d’Italia, compromettendone la qualità. In Irpinia, i danni sono molto seri sul nocciolo, compromettendo la qualità organolettica del prodotto.

Per conoscere lo stato dell’arte, nel 2020 in Irpinia è stata avviata un’attività di monitoraggio con trappole a feromone posizionate presso le aziende corilicole del territorio. Questa attività ha consentito di mappare la presenza della cimice asiatica, conoscere il comportamento e l’evoluzione nell’hinterland irpino.

Al momento, valutando il numero di catture 2021-2022, la situazione è stabile in Irpinia. Il numero di individui è inferiore rispetto alle altre provincie campane. Questo è dovuto alle diverse condizioni climatiche presenti in Irpinia e alla diversa composizione colturale presente che mettono un freno allo sviluppo e alla moltiplicazione dell’insetto. Tuttavia, il cambiamento climatico in atto e l’elevata capacità di riprodursi e creare danni, non ci fa stare certamente tranquilli, nè ci porta fuori dalla zona di pericolo, bisogna continuare a mantenere alta la guardia perché gli equilibri possono saltare nel giro di pochi mesi.

Per la difesa biologica, si utilizza l’antagonista naturale della cimice asiatica: il Trissolcus japonicus, meglio nota come «vespa samurai». Si tratta di un insetto di origine asiatica, innocuo per l’uomo e per gli animali. T. japonicus si ciba di polline e nettare e non punge, in quanto usa il suo ovopositore soltanto per parassitizzare le uova di cimice asiatica. I lanci dell’antagonista sono stati eseguiti anche in Irpinia in zone rispondenti a precisi criteri: corridoi ecologici, zone non coltivate, presenza di siepi, aree verdi, boschetti.

Il segreto in questi casi è non focalizzarsi mai su un unico metodo e un solo antagonista ma provarne diversi. Per la difesa biologica con prodotti di contatto, è necessario trattare le piante la mattina o la sera, evitando le alte temperature, perché le temperature basse rendono le cimici meno mobile e la espongono maggiormente all’agrofarmaco. È necessario effettuare potature regolari in modo da sfoltire la chioma e permettere ai prodotti fitosanitari, ad azione prevalentemente di contatto, in regime di lotta integrata e/o biologico di penetrare all’interno delle piante.

Per il futuro, è necessario continuare l’osservazione capillare dei comportamenti dell’insetto. Ogni settimana, gli agronomi di queste aziende, comunicheranno i dati relativi alla cattura dell’insetto al Cnr. I dati, alimentano un sistema informatico legato al sito della Regione Campania e ad una app sviluppata dalla Fondazione Mach e già utilizzata in Piemonte.

La lotta alla cimice asiatica è una sfida importante per gli agronomi irpini, che sono in prima linea per accogliere nuove istanze e far fronte a bisogni emergenti. L’obiettivo è innescare il processo di riequilibrio ecologico volto a tutelare la frutticoltura e limitare la dannosità nelle coltivazioni.

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