Si terrà davanti al Gip del Tribunale di Avellino l’opposizione alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla morte di Giovanni Pelosi, avvenuta il 2 maggio 2021 in Via Vicoletto I Ferrari nella frazione omonima della Valle del Sabato. I familiari della vittima hanno formalizzato l’opposizione alla richiesta da parte del pm Cecilia Annecchini di archiviare l’accusa di omicidio nei confronti dell’indagato, difeso dagli avvocati Michela Pelosi e Raffaele Tecce.
In un’istanza di venti pagine, l’avvocato D’Archi si oppone alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, che appare “infondata” per le incongruenze emerse nella ricostruzione fatta dall’indagato su quanto accaduto nella serata del decesso di Giovanni Pelosi. Il legale chiede che le indagini proseguano per far luce sul decesso della vittima. Nello specifico, per il difensore è necessario che “sia ascoltata di nuovo il medico legale Carmen Sementa e che sia disposta una nuova consulenza tecnica per accertare l’omessa diagnosi e l’operato dei medici”. Inoltre, l’avvocato D’Archi ritiene che sia da disposto “un accertamento sui telefoni cellulari delle persone coinvolte e presenti a casa dell’indagato per accertare il loro percorso, gli orari degli spostamenti e l’aggancio alle celle telefoniche”.
La richiesta di opposizione, che sarà presto al vaglio di un Gip del Tribunale di Avellino, nasce dalla volontà della mamma, la sorella e la moglie di approfondire una serie di circostanze emerse nel corso delle indagini. Giovanni Pelosi, 48 anni, fu ritrovato a pochi metri dall’abitazione di Via Vicoletto Primo Ferrari con due ferite alla testa. L’uomo fu trasportato al Pronto Soccorso dell’ospedale Moscati, dove morì poche ore dopo a causa delle ferite e di altre lesioni alla milza e al torace.
Le indagini dei Carabinieri di Solofra erano scattate subito. Dall’esame medico legale era emerso come Giovanni Pelosi fosse stato colpito con un oggetto contundente alla testa almeno due volte. Secondo il medico legale che si è occupato dell’accertamento nella sala mortuaria del Moscati, la dottoressa Carmen Sementa, oltre alle due ferite alla testa si aggiungevano anche vari colpi a livello toracico con addensamenti polmonari. Le contusioni multiple al capo e la frattura scomposta di una costola con gli addensamenti non lasciavano più dubbi: Giovanni Pelosi era stato aggredito e colpito più volte e la sua morte non era dovuta ad un incidente.