La Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso degli avvocati Vittorio Fucci e Mirella Baldascino annullando la condanna a 9 anni di reclusione per Alfredo Giuliano, imputato di associazione mafiosa e di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Secondo le indagini, Giuliano sarebbe un elemento di spicco del clan dei Casalesi, in particolare del gruppo Russo-Schiavaone, il nucleo centrale dell’organizzazione comandato da Francesco Schiavone e Giuseppe Russo, entrambi detenuti. Dopo un maxi-blitz contro il clan dei Casalesi, il processo si è basato su intercettazioni ambientali e telefoniche e sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Dalle indagini è emerso che i Russo si sarebbero imposti nella gestione delle estorsioni e del controllo degli appalti, in rapporti con rappresentanti delle amministrazioni locali e nel controllo delle principali attività economiche. L’operazione ha portato alla scoperta della gestione monopolistica del gioco online da parte dei Russo-Schiavone, che avevano ottenuto il monopolio di slot machine e videopoker nei bar delle province di Caserta e Napoli, nonché la gestione di sale Bingo, la distribuzione del caffè e il settore dei cavalli da corsa. Corrado Russo ed il fratello Raffaele Nicola Russo, ritenuti i reggenti del clan, erano stati arrestati nell’ambito dell’operazione. Giuliano era stato condannato in primo grado a 11 anni di reclusione e in secondo grado a 9 anni di reclusione, ma la Cassazione ha annullato la sua condanna e ha rinviato gli atti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per un nuovo processo. La Cassazione ha anche respinto i ricorsi delle associazioni anti-camorra, costituitesi parti civile e che chiedevano l’inasprimento delle condanne per il risarcimento dei danni.

Articolo precedenteIncidente sulla Sannitica: l’intervento efficace dei Vigili del Fuoco
Articolo successivoFurti nella notte ad Aversa: 25 computer rubati al liceo classico ‘Domenico Cirillo’

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui