La vicenda giudiziaria di Giuseppe Mandara, noto come il “re della mozzarella”, è stata segnata da ingiustizie e malagiustizia. Mandara è stato coinvolto in un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, accusato di avere rapporti economici con la camorra, ma le accuse non sono mai confluite in una sentenza di condanna. Nonostante ciò, Mandara ha subito tre arresti, tutti basati sull’accusa di aver realizzato il proprio successo imprenditoriale grazie al sostegno della criminalità organizzata. Nella realtà, l’imprenditore viveva a Napoli con la famiglia, ma aveva il centro dei propri interessi aziendali a Mondragone. L’ultima volta che è stato arrestato, Mandara ha scontato due settimane in carcere e altri 24 ai domiciliari. Purtroppo, Mandara è morto senza riuscire a vedersi riconosciuta l’ingiusta detenzione che ha subito.
Tuttavia, adesso arriva il riconoscimento postumo per l’imprenditore: la Corte di Appello di Napoli ha disposto un risarcimento di 20mila euro per gli eredi di Mandara. Il provvedimento, firmato dal consigliere estensore Furio Cioffi e dalla presidente Gabriella Gallucci, è stato depositato ieri in cancelleria. L’ex parlamentare Amedeo Laboccetta, presidente dell’associazione Polo Sud, ha reso nota la notizia della decisione presa dalla Corte di Appello di Napoli e ha sottolineato che si tratta di una classica vicenda di detenzione ingiusta. Laboccetta ha ricordato Mandara come un amico, uno dei tanti che ha dovuto patire le pene dell’inferno in cella, senza avere nessuna colpa e senza aver compiuto alcun reato. Tuttavia, i soldi del risarcimento non restituiranno ai propri cari un marito, un padre e un lavoratore eccezionale. La vicenda di Giuseppe Mandara rappresenta un altro caso di malagiustizia italiana, dove chi ha sbagliato resta impunito e chi è innocente viene condannato ingiustamente.

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