La dispersione scolastica è un fenomeno complesso che richiede mesi, se non anni, di lavoro per essere contrastato. Ci vuole un’istruttoria complessa che coinvolge molti soggetti, tra cui i professori, il dirigente scolastico, gli assistenti sociali e le forze dell’ordine. Tuttavia, quando il fatto viene accertato, la multa è di soli trenta euro, un importo irrisorio. Questa situazione è stata denunciata dalla procuratrice dei minori Maria De Luzenberger, che ha sottolineato come le sanzioni per l’abbandono della scuola non siano adeguate e che il messaggio che si sta dando agli adulti è sbagliato. La sanzione è inferiore a quella di un divieto di sosta e non è possibile che sia così. La procuratrice ha chiesto una modifica dell’articolo 731 del codice penale, che punisce i genitori dei figli che hanno lasciato la scuola dell’obbligo con una multa di soli trenta euro.
Il contrasto alla dispersione scolastica è stato affrontato negli ultimi anni attraverso il patto educativo, promosso in Prefettura con il sostegno del ministero dell’Interno e degli enti territoriali. Una delle iniziative è stata la creazione di una piattaforma telematica per raccogliere le denunce dei casi critici. Questo strumento consente di monitorare il flusso di soggetti a rischio abbandono e di intervenire in tempo reale, prima che finisca l’anno scolastico. Tuttavia, quando viene accertata la responsabilità dei genitori, la sanzione è ancora troppo bassa per avere un effetto deterrente.
Le criticità sono evidenti, come dimostrano i dati: 105 giovani denunciati negli ultimi mesi, 3757 casi di abbandono denunciati nella nostra regione e almeno 1500 riguardano l’area napoletana. Le zone maggiormente colpite sono il Parco verde di Caivano, Ponticelli e Pianura, che sono considerate a rischio. È necessario riflettere sui possibili rimedi, a partire dalla deterrenza. Le multe di pochi euro non sono sufficienti per contrastare un fenomeno così complesso e diffuso. Serve una modifica della legge per rendere le sanzioni più efficaci e dissuasive.