Dieci telefoni cellulari sono stati trovati ieri mattina durante una perquisizione presso il reparto detentivo “Ligure” nel carcere di Napoli Secondigliano “Pasquale Mandato”. I detenuti che possedevano i telefoni appartenevano al circuito “Alta Sicurezza”, nel quale vengono assegnate persone condannate o imputate per gravi reati legati alla criminalità organizzata. Si tratta di un campanello d’allarme per tutta l’amministrazione penitenziaria, secondo Salvatore Tinto, Segretario Regionale FP CGIL.

Mirko Manna, Nazionale FP CGIL Polizia Penitenziaria, ha dichiarato che l’omissione dei dati sui telefoni scoperti nelle carceri da parte del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) ha senso solo se è riconducibile al mantenimento di una qualche riservatezza utile allo sradicamento dell’utilizzo dei telefoni nelle carceri. Tuttavia, dopo anni in cui ogni giorno abbiamo notizie di sequestri di telefoni nelle carceri, è ormai evidente che l’amministrazione è semplicemente incapace di porre un argine sistemico all’introduzione dei telefonini nelle carceri attraverso l’uso di strumentazioni tecnologiche che il Corpo di Polizia Penitenziaria chiede da anni.

Secondo il sindacalista, l’utilizzo di telefonini in carcere non è un banale mezzo per rimanere in contatto con i propri cari, ma è uno strumento di controllo e sopraffazione dei detenuti più pericolosi nei confronti dei più deboli e un pericoloso strumento per dare ordini o gestire traffici illegali all’esterno. La Polizia Penitenziaria non ha una mera funzione di sorveglianza, ma è soprattutto un Corpo che svolge azione di tutela e di intelligence nel monitoraggio delle attività criminali nelle carceri che avvengono in contiguità con la criminalità comune ed organizzata all’esterno.

È arrivato il momento che questo ruolo, già ampiamente riconosciuto dalla magistratura e dalle altre Forze di Polizia, venga anche valorizzato mediaticamente dal DAP. È necessario porre fine all’introduzione di telefonini nelle carceri attraverso l’uso di strumentazioni tecnologiche che il Corpo di Polizia Penitenziaria chiede da anni.

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