La violenza nelle scuole italiane è un problema che non può essere sottovalutato. Secondo il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, l’incidenza statistica di atti di bullismo è sempre più ascrivibile alla voce criminalità piuttosto che devianza. Questo significa che non si può affrontare il problema solo con la prevenzione, ma è necessario agire anche sulla repressione.

L’aggressione di una docente da parte di uno studente sedicenne, purtroppo, non è un episodio isolato. Molte volte i docenti vengono presi di mira e oltraggiati. Se non si interviene presto, si rischia di dover istituire in ogni plesso scolastico un posto di pubblica sicurezza.

Secondo il sociologo, l’adolescenza non è una malattia e non si può giustificare la violenza con la difficoltà dell’età. È necessario ricorrere alla deterrenza per far capire ai giovani che la violenza non è accettabile. Inoltre, il codice penale minorile datato 1988 deve essere rivisto perché non tiene conto dell’evoluzione della società e delle nuove forme di violenza.

Il buonismo non è sufficiente per affrontare il problema della violenza nelle scuole. È necessario agire con determinazione e mettere in campo tutte le risorse disponibili per prevenire e reprimere la violenza. Solo così si potrà garantire un ambiente scolastico sereno e sicuro per gli studenti e i docenti.

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