L’estate è appena iniziata ma già si parla di affari d’oro nella zona di Mergellina a Napoli. Le boe abusive sono uno dei classici dell’estate napoletana e da queste parti una boa con un catenaccio può costare fino a 6000 euro. La vita da vip che coltiva il sogno della barca sotto casa, del gommone o natante a due passi da via Caracciolo è molto ricercata.
Tuttavia, ieri la guardia costiera della capitaneria di Napoli ha condotto un blitz che ha portato al sequestro di due banchine abusive, esattamente a pochi metri dal consolato americano. Tre napoletani di 32, 40 e 49 anni sono stati denunciati con l’accusa di occupazione di spazio demaniale.
L’indagine condotta per la rimozione delle pedane abusive sono coordinate dal pool a tutela del Territorio, sotto la guida del procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli e non battono la pista del riciclaggio di soldi in odore di mafia. Ma c’è un’altra indagine in corso della Dda di Napoli che sta conducendo un’indagine di sistema sui soldi che girano da queste parti. Soldi sporchi, secondo l’ipotesi investigativa. Soldi della camorra, che punta a riciclare in attività apparentemente pulite i proventi dei propri traffici illeciti.
Lo stesso organo di polizia aveva smantellato cabine abusive nei pressi di rotonda Diaz e Largo Sermoneta. Una precisa volontà di non concedere sconti o benefici, specie in una zona dove accordi e compromessi – negli anni scorsi – hanno sempre avuto la meglio. Ed è questo il punto sul quale il faro dei due pool di magistrati a lavoro su Margellina diventa particolarmente intenso: si scava su concessioni e licenze, ma anche su un regime che ha per anni garantito ogni genere di abusi. Intanto, nella Procura retta dal facente funzione Ferrigno, c’è un interpello che consentirà al pm veterano Rosa Volpe (fino a pochi giorni fa alla guida dell’ufficio, nel dopo Melillo) di coordinare i fascicoli della Dda napoletana. Facile immaginare, un obiettivo su tutti: capire dove vanno a finire i soldi sporchi di camorra.