Il caso della morte di Giovanni Sasso, il commerciante di auto di Cellole deceduto nella clinica di Pineta Grande dopo 8 giorni di coma farmacologico, sta ancora cercando di definire la dinamica dei fatti. L’uomo era stato spinto da un ragazzo di 17 anni, M.E., dopo una lite. Sasso aveva perso l’equilibrio e poi era caduto battendo violentemente la testa sull’asfalto. Il pubblico ministero Francesco Cerullo ha conferito l’incarico per l’esame autoptico eseguito all’Istituto di Medicina Legale di Caserta, alla presenza dell’avvocato Gianluca Di Matteo che assiste il minore e che ha dato incarico anche ai propri consulenti di seguire l’esame.
Il ragazzo è incriminato con una contestazione d’accusa «aperta» che potrebbe essere anche modificata: in sostanza è accusato di aver provocato la morte avvenuta come «conseguenza non voluta del reato di lesioni personali», una sorta di omicidio colposo e, quindi, non un atto voluto. Dal 9 giugno scorso ad oggi, a quanto si apprende, benché si ricorrano diverse versioni dell’accaduto anche contrastanti, il ragazzo non è stato ancora sentito dall’autorità giudiziaria. Le sue dichiarazioni, in uno con l’esito dell’autopsia e quanto appreso dalle investigazioni dei carabinieri, potrebbe finalmente definire i contorni di questa vicenda terminata con la morte assurda di Sasso.
Insieme al 17enne c’era anche lo zio del ragazzo che potrebbe anch’egli fornire una versione dei fatti ma che non è indagato nella vicenda. Tutti hanno descritto la vittima come una persona amabile e benvoluta ma, parole positive sono emerse, anche per il giovane. Il ragazzo è figlio di imprenditori che operano nel basso Lazio, tra Scauri e Formia, in provincia di Latina. C’è chi lo descrive tranquillo e con un fisico minuto.
Tutto è cominciato con una discussione nata a causa di alcune bucce di noccioline che il ragazzo e lo zio avrebbero continuato a buttare nei pressi dell’attività commerciale di Auto Sasso. Oltre alle diverse versioni dell’episodio, spesso in contraddizione, si apprende che la lite sarebbe proseguita davanti al negozio di una vicina barberia. Il titolare avrebbe iniziato a togliere le bucce con una scopa ma, una volta giunto Sasso sul posto, ci sarebbero state spinte reciproche tra il commerciante e il minore.
Quest’ultimo avrebbe reagito con un pugno ad un colpo ricevuto con la mazza di una scopa ma, va detto, c’è anche una versione in cui si parla di una «manata» che il giovane avrebbe dato al commerciante (e non un pugno) mentre schivava un colpo di paletta, quella per raccogliere l’immondizia. A questo punto il commerciante avrebbe fatto prima due passi indietro, perso l’equilibrio e poi inciampato vicino alla ruota di una bicicletta parcheggiata. Ci vorranno sessanta giorni per avere l’esito completo dell’esame autoptico disposto ieri sulla salma di Giovanni Sasso.