La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato da un uomo di 53 anni di Orta di Atella, confermando così la sua condanna a 17 anni di reclusione per il reato di sequestro a scopo di estorsione. La Corte di Appello di Napoli aveva già confermato la condanna dell’uomo lo scorso 13 luglio 2022, riconoscendo l’attenuante di cui all’articolo 311 del codice penale. Il ricorrente aveva proposto due motivi di ricorso per cassazione, ma la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile l’intero ricorso, sostenendo che i motivi erano generici e di carattere meramente confutativo.
Gli avvocati avevano sollevato tre motivi di ricorso, tra cui la questione sulla finalità perseguita dall’imputato, che era quella di ottenere il pagamento di somme provento dell’attività di spaccio di droga svolta unitamente alla persona offesa. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ribadito che il delitto di sequestro di persona si configura quando vi è l’intento di ottenere un profitto ingiusto dal prezzo della liberazione, indipendentemente dalla provenienza di tale prezzo.
Il secondo motivo riguardava il giudizio di attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa, ma la Corte ha evidenziato che la sentenza impugnata ha attentamente valutato la credibilità delle dichiarazioni della vittima, basandosi su riscontri emersi dalle testimonianze e da prove materiali. Il terzo motivo, relativo alla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche, è stato dichiarato inammissibile in quanto ometteva di confrontarsi con la sentenza impugnata e la motivazione del rigetto delle attenuanti.
La Corte di Cassazione ha quindi confermato la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Appello di Napoli e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3000 euro da versare alla Cassa delle ammende. Con questa decisione, la Corte di Cassazione pone definitivamente fine alla vicenda processuale del 53enne, confermando la sua condanna per il grave reato di sequestro a scopo di estorsione.