Dopo un lungo e complesso iter processuale, il caso che vede coinvolto Agostino Veneziano, imputato per l’omicidio del quattordicenne Emanuele Di Caterino, si avvia finalmente verso una conclusione. Il sostituto Procuratore generale della Corte di Appello di Napoli, Paola Correra, ha richiesto una condanna a 10 anni di carcere per l’imputato, che in primo grado era stato condannato a 15 anni ma poi aveva visto la sentenza annullata dalla Corte di Appello. La sentenza è prevista per il 6 luglio.

Nel processo di primo grado era emerso che Agostino Veneziano aveva colpito mortalmente Emanuele Di Caterino alle spalle, fuori dall’ufficio postale di via De Chirico ad Aversa, in seguito a un’aggressione da parte degli amici della vittima. La discussione tra i ragazzi era degenerata dopo che Veneziano aveva estratto l’arma del delitto, un coltello che non è mai stato ritrovato. Il diciassettenne aveva scontato solo alcuni mesi di carcere e successivamente era stato trasferito in una struttura per minori, dove nel frattempo è diventato maggiorenne ed è uscito con dei permessi.

Oggi la parte civile, in particolare la madre della vittima, desidererebbe una condanna esemplare per Veneziano, considerando che nel frattempo è diventato maggiorenne. Tuttavia, va sottolineato che si tratta comunque di un reato commesso quando il giovane era ancora minorenne, al di là della maggiore età che ha oggi e che lo vede ancora sotto processo a causa dei tempi della giustizia. Infatti, Veneziano è riuscito a evitare quasi indenne cinque processi, scontando solo qualche mese di carcere, poiché il processo di primo grado con rito abbreviato, che lo aveva condannato a 15 anni nel 2014, fu annullato dalla Corte di Appello a causa di un errore di competenza di giurisdizione. La Corte ritenne che il processo dovesse svolgersi davanti al tribunale in composizione collegiale.

Al termine del nuovo processo di primo grado, l’imputato è stato condannato a otto anni, successivamente portati a 10 anni in appello. Tuttavia, questo verdetto è stato annullato all’inizio del 2023 dalla Corte di Cassazione, che ha rinviato gli atti a una nuova sezione della Corte di Appello di Napoli per un sesto processo. Quest’ultimo è iniziato il 4 maggio scorso e i giudici di secondo grado sono chiamati a motivare meglio il diniego della legittima difesa invocata dagli avvocati di Veneziano. In teoria, potrebbe esserci anche un settimo processo se ci fosse un ulteriore passaggio, a quel punto definitivo, in Cassazione.

La madre di Emanuele Di Caterino, Amalia Di Iorio, che si è costituita parte civile nel processo e viene rappresentata dall’avvocato Maurizio Zuccaro, ha sempre auspicato che lo Stato punisse “chi ha sbagliato, altrimenti che esempio diamo ai giovani”. Nel corso degli anni, Amalia ha scritto lettere e appelli affinché l’assassino di suo figlio venisse rinchiuso in carcere, ha parlato in Parlamento e ha tenuto incontri nelle scuole per sensibilizzare contro il bullismo. Tuttavia, nonostante tutti i suoi sforzi, si chiede quale sia il senso di aver tanto combattuto nelle aule di giustizia se ancora non è stata fatta giustizia. Vedere l’assassino di suo figlio che cammina a testa alta e passa anche davanti a casa sua è qualcosa di terribile.

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