L’insonnia è un disturbo del sonno che colpisce molte persone, soprattutto nella fascia di età adulta-anziana, a causa dello stile di vita stressante. Esistono diversi trattamenti per combattere l’insonnia, ma è importante utilizzarli solo quando necessario e non in maniera continuativa, a meno che non si tratti di casi più gravi in cui è necessario intervenire con altri farmaci e terapie comportamentali di supporto.
I farmaci Zopiclone e Zolpidem appartengono alla classe degli “ipnotici non benzodiazepinici”. Agiscono sul sistema nervoso centrale, legando i recettori del neurotrasmettitore GABA A e potenziandone l’azione. Questo porta a una sedazione che può aiutare a ridurre il tempo di addormentamento, aumentare la durata del sonno e diminuire il numero di risvegli notturni.
Tuttavia, è importante utilizzare questi farmaci solo a breve termine, per un massimo di 3 settimane, poiché possono creare dipendenza e tolleranza. La sospensione del trattamento deve essere graduale per evitare l’effetto rebound, che è un peggioramento dell’insonnia causato dalla brusca interruzione del farmaco.
Questi farmaci agiscono sul sistema nervoso centrale e possono causare effetti indesiderati come tossicodipendenza, vertigini, difficoltà respiratorie e persino coma e morte se assunti insieme ad alcol o oppioidi. Uno degli effetti indesiderati meno comuni ma possibili è il sonnambulismo, che si verifica nelle prime due ore dopo l’addormentamento durante lo stadio del sonno non-REM. Durante il sonnambulismo, la persona può alzarsi dal letto, sedersi o compiere azioni complesse come vestirsi, camminare o mangiare senza essere consapevole di ciò che sta facendo.
Il sonnambulismo è solitamente una condizione benigna, ma può essere pericoloso a causa della scarsa reattività della persona all’ambiente esterno, mettendola a rischio di situazioni pericolose. L’interruzione del trattamento con questi farmaci fa scomparire il sonnambulismo, che è causato dall’azione delle molecole sul sistema nervoso centrale.