Una sentenza del Tribunale di Roma ha suscitato molte reazioni negative da parte degli attivisti che lottano contro le violenze di genere e da parte di coloro che sono abituati a un’educazione rispettosa degli altri. Il caso riguarda un bidello di una scuola romana che ha toccato il sedere di una studentessa diciassettenne mentre stava salendo le scale dell’istituto. Nonostante il pubblico ministero avesse richiesto una condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione, i giudici non hanno accolto la richiesta perché hanno ritenuto che il gesto, per la sua rapidità, non costituisse molestia o violenza sessuale. La linea difensiva è stata basata sul fatto che si trattava di un gesto scherzoso e privo di intento libidinoso. Questa sentenza è stata considerata dannosa e contraria allo spirito della legge che individua come violenza sessuale qualsiasi atto che comporti un contatto corporeo tra un soggetto attivo e uno passivo senza il consenso di quest’ultimo. Non importa quanto breve sia la durata del gesto, il reato viene commesso nel momento in cui viene violata la volontà del soggetto. Questa decisione dei tribunali italiani è stata spesso criticata dalla Corte Europea dei Diritti Umani, che ha sottolineato che il comportamento apparente delle vittime non dovrebbe influire sulla condanna degli atti di sopruso. Recentemente, una giornalista televisiva ha ricevuto una pacca da un passante mentre stava lavorando fuori dallo stadio e un collega ha minimizzato l’accaduto invitandola a prendere il gesto con più sportività. Il permissivismo ha i suoi limiti.

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