Triste notizia quella che arriva dal Policlinico di Bari, dove è deceduto il detenuto Fakhri Marouane, dopo una lunga agonia durata quasi due mesi. Il giovane era stato ricoverato a fine maggio dopo essersi dato fuoco nella propria cella. La sua morte è il triste epilogo di una vicenda di violenze avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, il 6 aprile 2020.

Marouane era tra i detenuti vittime dei pestaggi avvenuti in quella tragica giornata e si era costituito parte civile nel maxi-processo in corso all’aula bunker dello stesso carcere. Nel processo sono imputati 105 persone, tra agenti penitenziari, funzionari del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e medici dell’Asl.

Il giovane avrebbe dovuto testimoniare al dibattimento, in quanto la sua storia era considerata una delle più gravi dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Dai video delle violenze, dalle indagini e dalle prime fasi del processo, è emerso che Marouane era uno dei detenuti maggiormente presi di mira dagli agenti penitenziari responsabili dei pestaggi. I filmati mostrano come il giovane fosse costretto a muoversi sulle ginocchia per raggiungere la zona comune del carcere, dopo che gli altri detenuti erano stati portati via. Veniva colpito con il manganello in testa, fatto alzare e inginocchiare nuovamente ad altezza di un agente, per poi essere riportato in cella e continuare a subire maltrattamenti da parte dei poliziotti.

La morte di Fakhri Marouane è una tragedia che non può e non deve passare inosservata. È necessario fare luce su quanto accaduto in quel carcere, individuare i responsabili e assicurarli alla giustizia. Non possiamo permettere che simili episodi di violenza e abuso si verifichino all’interno delle nostre carceri. La tutela dei diritti umani e la dignità delle persone detenute devono essere garantite in ogni circostanza.

La morte di Marouane deve essere un monito per tutti noi, affinché si ponga fine a ogni forma di violenza e maltrattamento all’interno delle carceri italiane. È necessario un cambiamento profondo e radicale del sistema penitenziario, che metta al centro la riabilitazione e il rispetto dei diritti fondamentali delle persone detenute.

Non possiamo dimenticare Fakhri Marouane e tutte le altre vittime di violenze nelle carceri italiane. La loro memoria deve spingerci a lottare per un sistema penitenziario giusto, umano e rispettoso della dignità di ogni individuo. Solo così potremo dire di aver compiuto un passo verso una società più giusta e equa per tutti.

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