Violenza in ospedale: paziente aggredisce infermiere per la lunga attesa

Un episodio di violenza si è verificato durante il turno notturno dello scorso 19 luglio presso l’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. Un paziente, stanco dell’attesa prolungata a causa dell’elevato afflusso al pronto soccorso, ha preteso di essere visitato immediatamente e, di fronte alla risposta che avrebbe dovuto aspettare, ha reagito colpendo l’infermiere con dei pugni.

La denuncia di questi atti di violenza è stata fatta sui social dal presidente dell’associazione “Nessuno Tocchi Ippocrate”, Manuel Ruggiero, che ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine presso l’ospedale di Pozzuoli. “È l’inizio del turno notturno del 19 luglio”, spiega Ruggiero, “quando un uomo si presenta al triage del pronto soccorso del Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli lamentando dolori da colica renale. Gli viene assegnato un codice verde, ma l’attesa lo rende nervoso (dato l’elevato afflusso al pronto soccorso). Il paziente si avvicina all’infermiere di triage e inizia a pretendere una visita immediata. Gli viene spiegato che ci sono dei tempi di attesa, ma l’uomo non vuole sentire ragioni e colpisce l’infermiere con due pugni al volto. L’infermiere viene visitato e lascia il servizio”.

Il presidente dell’associazione assicura che le immagini delle telecamere di sorveglianza del pronto soccorso verranno esaminate dagli inquirenti. Infine, conclude il suo post dicendo: “Continuate ad aggredirci. La prossima volta troverete un pronto soccorso vuoto, nessuno vorrà lavorarci più”.

Questo episodio di violenza mette in luce una triste realtà: il personale sanitario, che lavora duramente per assistere i pazienti, viene spesso preso di mira e aggredito. È necessario che le autorità competenti prendano provvedimenti per garantire la sicurezza di chi lavora negli ospedali e per sensibilizzare la popolazione sull’importanza del rispetto e della pazienza durante l’attesa in un pronto soccorso affollato. Solo così potremo evitare che episodi come questo si ripetano e creino un clima di violenza e insicurezza nelle strutture sanitarie.

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