Batteri nella norma ma ancora divieti per il mare di San Giovanni a Teduccio, nell’area orientale di Napoli. Nonostante l’ultimo campione effettuato in settimana non abbia rilevato anomalie, la situazione rimane critica a causa degli scarichi e dell’arenile che, nonostante il divieto, è stato costantemente frequentato in queste settimane di particolare caldo.

L’ultima verifica delle acque di Pietrarsa è stata effettuata il 27 luglio a ora di pranzo dagli operatori dell’Arpac, l’agenzia regionale che monitora abitualmente lo stato di salute delle acque di balneazione campane. Dal rapporto pubblicato recentemente, emerge che la concentrazione di enterococchi intestinali e di Escherichia coli rientra perfettamente nei parametri stabiliti dalla legge. Si conferma quindi la situazione già riscontrata nei controlli effettuati nei mesi di aprile, maggio e giugno scorsi, ma ciò non cambia la decisione di non balneabilità della zona di mare compresa tra il museo ferroviario di Pietrarsa e il canale Sannicandro. Le acque di fronte alla passeggiata sono ancora classificate come “scarse”, pertanto è vietato fare il bagno. Lo stesso divieto riguarda anche la zona adiacente, la cosiddetta spiaggia delle industrie, nota anche come spiaggia del municipio. Quest’ultima, situata tra l’ex depuratore e l’alveo Pollena, è esclusa dalla balneazione da diversi anni. Complessivamente, quasi tre chilometri di costa orientale sono vietati alla collettività, in attesa della promessa riqualificazione.

Non è l’unica prescrizione che i residenti, i pescatori e gli altri cittadini che desiderano usufruire delle acque di San Giovanni a Teduccio devono rispettare. Infatti, da diversi mesi è in vigore il divieto di utilizzare la spiaggia, come stabilito dall’autorità portuale in collaborazione con il Comune di Napoli nell’ambito dell’accordo sulla bonifica delle aree del SIN Napoli Orientale. Tra queste rientrano anche gli arenili di Napoli Est, dove sono stati effettuati sondaggi e analisi per valutare la necessità di eventuali interventi di bonifica. Nonostante il divieto, che ormai è solo formale, viene palesemente ignorato.

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