Benevento. Un avvocato ha presentato un esposto-denuncia alla Procura di Benevento, alla Procura regionale presso la Corte dei Conti, all’Anac, ai vertici della Rocca dei Rettori e ai consiglieri provinciali. L’avvocato chiede che venga fatta chiarezza su una vicenda riguardante il Servizio avvocatura della Provincia. Si tratta delle cosiddette “propine”, ovvero il trattamento accessorio del personale dipendente che svolge la funzione di avvocato presso la pubblica amministrazione ed è iscritto in un apposito elenco speciale.

Secondo l’avvocato che ha presentato l’esposto, al responsabile del Servizio avrebbero attribuito compensi per oltre 110mila euro dal 2017 al 2023, soldi che, a suo parere, non sarebbero stati dovuti. Ma è davvero così o tutto è stato fatto nel rispetto delle regole?

Nell’esposto vengono citate la normativa e una serie di giudizi, e si sottolinea che con delle determinazioni dirigenziali sarebbero stati impegnati e liquidati all’avvocato funzionario compensi relativi a giudizi definiti con compensazione delle spese di lite, determinati con il criterio di cassa e non di competenza. Le propine non sarebbero state possibili da liquidare perché negli anni in cui il diritto era sorto sarebbe stato superato il limite finanziario e retributivo individuale.

Inoltre, si fa riferimento alle linee guida enunciate dal segretario generale della Provincia, secondo le quali l’Ente non può rinviare agli anni successivi il pagamento delle somme non erogabili nell’anno in cui sono sorti tali diritti al compenso e che le propine non possono essere più richieste né liquidate, ma vanno introitate nel bilancio dell’Ente.

Queste circostanze necessitano ovviamente di una attenta verifica per accertarne la fondatezza. L’avvocato Giuseppe Marsicano, responsabile del Servizio avvocatura chiamato in causa, non ha rilasciato alcun commento quando contattato telefonicamente da Ottopagine, spiegando di essere legato ad un obbligo di riservatezza.

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