L’incidente marittimo che ha scosso la Costa d’Amalfi il 3 agosto scorso ha lasciato un segno profondo nella comunità locale. A sei giorni dalla tragica collisione tra il veliero Tortuga e il gozzo Aprea Mare, che ha causato la morte della turista americana Adrienne Vaughan, il veliero è ancora ancorato al molo Manfredi di Salerno. Nonostante la richiesta di dissequestro avanzata dai legali del comandante Tony Gallo, la Procura sta ancora conducendo gli accertamenti necessari per chiarire le dinamiche dell’incidente. Le perizie tecniche non si stanno concentrando solo sul motoscafo guidato dal 30enne di Massa Lubrense, che è stato indagato per omicidio colposo e naufragio colposo a causa dei risultati positivi all’alcol test e al drug test, ma anche sul veliero, il cui comandante è risultato “pulito”. Il legale dello skipper ha precisato che è essenziale attendere i risultati dell’esame autoptico e delle perizie tecniche dell’incidente, contestando le dichiarazioni riportate su alcune testate giornalistiche e attribuite al comandante del Tortuga. Queste dichiarazioni sembrano costituire un tentativo inaccettabile di influenzare la direzione delle indagini. Gallo aveva dichiarato che quella è stata una manovra suicida e che il marinaio era un esaltato. In risposta, l’avvocato del comandante Gallo ha dichiarato che chiunque sia coinvolto nelle indagini non si farebbe guidare semplicemente dalle dichiarazioni di terzi. È indubbio che il suo cliente abbia fornito una testimonianza delle circostanze che ha osservato, in quanto ha vissuto un’esperienza traumatica sia come padre che come professionista. È evidente che è stata la piccola imbarcazione a impattare con il veliero e non vi sono dubbi sulla dinamica dell’incidente, ma piuttosto sulle cause che non sono imputabili alla condotta del veliero.

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