La recente scoperta nella villa romana di Civita Giuliana, a Pompei, ha svelato un nuovo ambiente destinato agli schiavi. Questa incredibile scoperta offre nuove informazioni sulla vita dei “ultimi” della società dell’epoca e suscita meraviglia tra gli studiosi.
Le immagini diffuse dal Parco Archeologico di Pompei mostrano una precaria situazione vissuta dagli schiavi quasi 2000 anni fa. L’ambiente A, come è stato chiamato, si differenzia dall’ambiente C, ricostruito nel 2021, per alcuni elementi. Nella stanza erano presenti tre brande, che fungevano sia da letti che da ripostiglio. Ma ciò che emerge dagli elementi ritrovati suggerisce l’esistenza di una gerarchia all’interno della servitù.
Mentre uno dei letti trovati è simile a quelli del 2021, molto semplici e senza materasso, l’altro è più confortevole e costoso, conosciuto come “letto a spalliera” e presenta decolorazioni rosse. Questi indizi fanno pensare all’esistenza di un “capo” che sorvegliava gli altri schiavi e impediva loro di fuggire.
Nell’area scavata recentemente sono stati trovati anche due armadietti, alcuni vasi di ceramica, anfore e vari attrezzi, tra cui una zappa di ferro. Durante la pulizia dei vasi e delle anfore provenienti dall’ambiente C, sono stati trovati tre roditori: due topolini in un’anfora e un ratto in una brocca, posizionata sotto uno dei letti. Questo dettaglio evidenzia le precarie condizioni igieniche in cui vivevano gli schiavi.
Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha sottolineato l’importanza di continuare la ricerca scientifica a Pompei, che rappresenta un unicum che tutto il mondo invidia. Il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, ha spiegato che i proprietari di queste ville romane avevano diversi privilegi, tra cui la possibilità di formare una famiglia, anche se senza tutela legale, per legare alcuni schiavi più strettamente alla villa e utilizzarli come alleati nel sorvegliare gli altri. Non sono state trovate tracce di grate, lucchetti o ceppi, il che fa pensare che il controllo avvenisse principalmente attraverso l’organizzazione interna della servitù, e non attraverso barriere fisiche.
Il direttore generale Musei, Massimo Osanna, ha sottolineato l’importanza di queste scoperte e ha annunciato che, in occasione della riapertura dell’Antiquarium di Boscoreale, sarà allestita una sala per informare il pubblico sugli scavi in corso. Questo progetto permetterà di restituire alla comunità pompeiana e al pubblico un’area archeologica di grande importanza che racconta un altro tassello della vita delle persone di diverse classi sociali che vivevano 2000 anni fa.
La scoperta della stanza degli schiavi a Pompei è un esempio virtuoso di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio. La collaborazione tra il Ministero della Cultura, la Procura di Torre Annunziata e le Forze dell’ordine ha permesso di riportare alla luce un complesso imponente e i suoi straordinari arredi, confermando l’importanza di questo progetto. Speriamo che queste attività permettano presto di restituire alla comunità pompeiana e al pubblico un’area archeologica di grande rilevanza che racconta la vita di persone di diverse classi sociali vissute 2000 anni fa.