L’associazione “Tribunale dei diritti del malato” ha presentato una richiesta di accesso agli atti presso l’ASL sannita in seguito ai recenti interventi degli ultimi giorni riguardanti la riorganizzazione del servizio di emergenza e in particolare delle ambulanze senza medico nel Fortore.
Nella nota, il gruppo raccoglie gli ultimi casi di intervento. Nel mese di luglio, a Ginestra degli Schiavoni, un’ambulanza è arrivata senza medico e il medico è successivamente arrivato con un ritardo intollerabile. L’infortunato non è sopravvissuto e si è verificato un caso di decesso.
Nel mese di agosto, a Castelfranco in Miscano, un ciclista è caduto e dopo circa 45 minuti dalla chiamata in centrale è arrivata l’ambulanza demedicalizzata di Ginestra degli Schiavoni. Sul posto c’era già l’ambulanza demedicalizzata inviata dalla Centrale Operativa di Foggia, che ha attivato anche l’elisoccorso con il medico a bordo, trattandosi di un codice rosso. L’ambulanza con il medico a bordo inviata dalla centrale operativa di Benevento ha impiegato circa un’ora per arrivare e il suo intervento si è risolto in una passeggiata. Un inutile viaggio, considerando che era l’ultimo mezzo di soccorso ad arrivare e il primo ad andarsene, avendo trovato l’intervento già risolto dalla rete emergenziale di Foggia. Sull’incidente in codice rosso, che ha coinvolto una sola persona, sono state mobilitate due ambulanze demedicalizzate, un elicottero e l’ambulanza rianimativa di Benevento. Apparentemente può sembrare un intervento efficiente considerando il dispiegamento di una dozzina di operatori con quattro mezzi di soccorso, ma in realtà emerge la debolezza del sistema 118 della ASL di Benevento che impiega un’ora sul codice rosso per garantire la presenza del medico su pazienti ad elevato rischio di mortalità. Con buona pace della tempestività e della qualità degli interventi di emergenza. Un dato è certo: il sistema emergenziale di Foggia ha funzionato.
A Ferragosto, a San Bartolomeo in Galdo, si è verificata un’altra tragedia. Il paziente è morto durante i soccorsi. L’ambulanza era senza medico e l’infermiere e l’autista soccorritore, senza autorizzazione medica, non hanno somministrato farmaci, attenendosi alle loro competenze. Il medico di centrale non ha potuto valutare la sintomatologia e indicare la terapia salvavita, poiché non ha potuto vedere e visitare il paziente. Tempo prezioso non utilizzato nel migliore dei modi.
A aprile, l’associazione aveva già evidenziato che il “sistema” emergenziale aveva riservato al territorio sannita, come il Fortore, minori quote di servizio. I dati Agenas di maggio scorso hanno confermato che sul territorio non ci sono servizi appropriati e in aderenza alle disposizioni normative che regolano il funzionamento della rete emergenza/urgenza.
Dal primo luglio, l’ASL ha demedicalizzato quattro ambulanze su dieci, attivando due automediche con procedura di esternalizzazione del servizio. La Legge 26 Maggio 2023, n. 56 ha previsto che le aziende e gli enti del Servizio Sanitario Nazionale, per affrontare la carenza di personale medico, possono ricorrere alle prestazioni aggiuntive. Tuttavia, i fatti raccontati portano a chiedersi se l’implementazione del servizio, così come è attualmente strutturato, sia in linea con le regole e se ci sia un giusto equilibrio tra le prestazioni aggiuntive richieste agli operatori del settore e le possibili ipotesi di esternalizzazione del servizio.
È opportuno verificare se gli atti che regolano il servizio siano attuati in linea con le deliberazioni ASL n. 236/2003, n. 45/2010, n. 13/2023. È anche necessario comprendere l’essenza della riarticolazione del servizio, soprattutto dopo aver appreso che le sigle sindacali hanno proclamato uno stato di agitazione a causa dell’eliminazione della presenza del medico a bordo dell’ambulanza del presidio PSAUT di San Bartolomeo in Galdo nei giorni 5, 7, 14, 19, 21, 22, 26 giugno 2023, nonostante i turni fossero stati regolarmente coperti con l’utilizzo delle prestazioni aggiuntive.
Di fronte a questa situazione, l’associazione ritiene necessario avviare una procedura di accesso agli atti per chiarire l’insieme degli atti di riferimento dell’attuale sistema emergenziale. Lo spreco di risorse e i ritardi del soccorso medico nel codice rosso certificano il fallimento della sperimentazione della demedicalizzazione delle ambulanze del 118. È indubbio che la nuova organizzazione del 118 peggiora ed rende inefficace il servizio territoriale di emergenza, soprattutto nelle aree geograficamente disagiate. Il rispetto dei LEA deve essere una garanzia assoluta e ancorata saldamente a un sistema che deve mettere sullo stesso piano tutte le comunità del territorio. Equiparare i tempi di intervento di un’area montana con quelli di un’area non periferica e garantire la qualità del servizio deve essere l’obiettivo di un’azienda di territorio.