Il Parco Verde: un quartiere dimenticato dalle istituzioni. Un luogo dove la speranza è svanita e le promesse sono rimaste vuote. Questo è il triste scenario che si presenta oggi, nonostante gli sforzi di alcune voci coraggiose che continuano a lottare per un cambiamento.
Il murales colorato e rassicurante, realizzato dall’artista Igor Scalisi Palminteri, sembra essere solo un’illusione di un futuro migliore. Le due bambine vestite di rosso, con la piantina in mano, sorridono ai passanti, ma la realtà dietro di loro è molto diversa. Bruno Mazza, fondatore dell’associazione “Un’infanzia da vivere”, ha messo un secchio sotto il murales per raccogliere le siringhe abbandonate. Questo è il triste scenario del Parco Verde, un luogo senza servizi pubblici e con una popolazione di seimila abitanti costretti a vivere in condizioni precarie.
Le istituzioni sembrano essere assenti in questo quartiere. Le decisioni vengono prese senza tenere conto delle opinioni e dei desideri dei residenti. L’idea di costruire un ospedale di comunità ha suscitato malumori, poiché per realizzarlo si dovranno abbattere scuole e una palestra. Questo è solo uno degli esempi di come le iniziative prese siano spesso un passo avanti e due indietro.
La precarietà è sempre stata una caratteristica distintiva di questo luogo. Dopo il terremoto che colpì l’Irpinia negli anni ’80, molte famiglie si ritrovarono senza casa e furono trasferite in questi palazzoni di cemento. La soluzione temporanea si è trasformata in una situazione definitiva, senza servizi, negozi o strutture. Il Parco Verde è diventato un luogo dove la camorra ha prosperato, con il traffico di droga che ha invaso le strade e gli appartamenti.
Le istituzioni hanno commesso molti errori in questi quarant’anni. Non è mai stata fatta alcuna integrazione tra gli abitanti del Parco Verde e quelli di Caivano. I bambini crescono in un contesto malsano, senza alcun modello educativo positivo. La scuola ha una percentuale di dispersione scolastica superiore al 20%, e nessuno si preoccupa di recuperare questi bambini perduti.
Nonostante tutto, ci sono ancora persone che lottano per un cambiamento. Bruno Mazza ha creato una cooperativa sociale e sta cercando di offrire opportunità di lavoro e una nuova vita ai residenti del Parco Verde. Ma le parole dei politici sembrano vuote e prive di significato. Promettono qualcosa solo in occasione delle elezioni, ma poi si dimenticano di tutto.
Il muro che recita “Nessuno resti solo” sembra non avere più significato per i residenti del Parco Verde. La speranza è svanita, e il quartiere è rimasto nel dimenticatoio delle istituzioni. È necessario un vero cambiamento, un intervento concreto per restituire dignità a questo luogo e alle persone che vi abitano. Solo così potremo vedere un vero sorriso sul volto delle bambine vestite di rosso.