Indignato, ma non sorpreso: “Il caso della violenza sessuale sulle due bambine al Parco Verde di Caivano – dice al “Mattino” il magistrato Francesco Greco – è gravissimo. Ripugna, e tuttavia non mi sorprende più di tanto”. Parla l’ex procuratore di Napoli Nord che coordinò l’inchiesta sulla morte della povera Fortuna Longobardi, la bimba che nel 2014 venne stuprata e poi lanciata nel vuoto da uno dei casermoni dello stesso Parco Verde. Indagini difficili, ostacolate da omertà e depistaggi. Perché dice di non essere sorpreso da questa nuova violenza a Caivano? “Quando sul caso di Fortuna scattarono le ordinanze cautelari, emerse subito chiaramente una “emergenza Parco Verde”, ed ebbi modo di dire, ripetendolo anche in alcune sedi istituzionali, e alla stessa Commissione Antimafia, che se non si fosse intervenuto subito, avremmo avuto altre tragedie simili”.
Su quale base vi faceste quest’idea? “Effettuammo numerose intercettazioni, soprattutto ambientali, scoprendo che i casi di violenza e abusi sui minori erano diffusissimi. Ascoltammo persino in diretta alcune di quelle violenze, ed emerse un quadro inquietante sulla scarsissima attenzione che veniva rivolta ai bambini. Pensi che all’interno di un solo stabile si verificarono cinque casi di abusi sessuali, quasi tutti peraltro consumati in ambiti familiari. E che quella era solo la cima di un iceberg”. Praticamente dal caso di Fortuna scaturì un intero filone investigativo. “Esatto. E il tutto ha avuto, ovviamente, un seguito in sede giudiziaria. Il fenomeno era diffusissimo, e oggi – quasi dieci anni dopo – nulla è cambiato”.
Ma da dove nasce questo inferno? Quali sono secondo lei le cause che continuano ad alimentare questa barbarie? “Facile rispondere facendo riferimento al degrado ambientale che regnava, e regna, al Parco Verde: ma quel degrado ne porta con sé uno semmai anche peggiore, che è di naturale morale. E il Parco Verde, nel quale voglio ricordare vivono anche tantissime brave persone, non è certo un caso unico: nell’area metropolitana di Napoli ci sono tanti altri “inferni”, dal Rione Salicelle di Afragola a Ponticelli, solo per fare qualche esempio”.
E quando lei lanciò questo allarme, che soluzione prospettò per contrastare questo deterioramento etico e ambientale? “Le stesse cose che dico oggi, dal momento che nulla è cambiato: si deve procedere a una vera e propria bonifica del territorio, capace di incidere non solo sulle aree, ma anche sulle coscienze delle persone. Bisognerebbe chiedersi che cosa succede nelle scuole di quei quartieri, e perché continuino ad essere pochi, troppo pochi, gli assistenti sociali. Naturalmente servono anche più verifiche mirate all’interno dei nuclei familiari”.
Torniamo ai giorni dell’inchiesta sull’omicidio della piccola Fortuna Longobardi. Le vostre indagini sollevarono quel velo di promiscuità e omertà che, a quanto pare, ancora oggi regnano in quel rione. “Certo. Ricordo che, nel pieno delle indagini, più volte feci appello invitando chi sapeva qualcosa a parlare, a fornirci elementi utili agli sviluppi dell’inchiesta. Chiesi collaborazione, nella forma e nei modi che ciascuno avesse ritenuto più opportuni, ben sapendo qual è il condizionamento ambientale che si vive all’interno di quel parco”.
Presidente, lei prima accennava ai rischi legati all’assenza di interventi in alcune zone a rischio, sostenendo che poi -in loro assenza – è inutile meravigliarsi o indignarsi se certi comportamenti persistono. È un problema che va ben oltre Caivano, questo. “È così, è una questione più generale: e fino a quando continuerà a mancare l’attenzione dovuta alle periferie, la situazione rimarrà purtroppo questa, e certe nefandezze continueranno a ripetersi. Ribadisco: questi concetti li ho espressi in tempi non sospetti in sedi ufficiali, a cominciare dal comitato per l’ordine pubblico in prefettura e dalla Commissione Antimafia”.