Napoli: il degrado della stazione Municipio e del nuovo sottopasso archeologico

Un gruppo di turisti si addentra nel nuovo sottopasso, una donna con un cappello di paglia è entusiasta della passeggiata tra i reperti archeologici, poi si ferma e chiede ai suoi compagni di viaggio: cosa è quello? Sta indicando un mucchio di vestiti e coperte posizionato proprio nel cuore del vecchio molo Angioino, in un’area in cui l’accesso è vietato: si tratta del letto su cui un disperato ha passato alcune notti, prima che la pioggia lo costringesse a cercare un altro posto dove dormire. Dovrebbe essere un vanto per la città quel percorso inaugurato il dieci luglio scorso: centocinquanta metri tra la stazione marittima e l’ingresso della metropolitana da percorrere senza fiato, ammirando i reperti archeologici lasciati a vista. Un modo per spiegare ai visitatori che quell’ingresso è il passaggio verso una città ricca di storia. Ma quel percorso spiega ai turisti che, oltre ad essere immersa nella storia, Napoli è anche immersa in un degrado dal quale non riesce a liberarsi.

La questione della sicurezza del percorso archeologico rientra in un accordo firmato a metà luglio tra il Comune di Napoli e l’Autorità portuale. In quei documenti è stabilito che il palazzo San Giacomo avrà il compito di garantire la pulizia, la manutenzione generale, l’illuminazione e l’installazione (già realizzata) di quattro telecamere collegate con la Questura; l’Autorità Portuale, invece, è responsabile dell’irrigazione delle piante appena piantate e, soprattutto, ha l’onere di garantire la sicurezza delle aree di accesso al sottopasso. Non è chiaro nel documento se la sicurezza includa anche interventi per fermare chi getta rifiuti come carta, coppe di gelato e grandi cartoni, che stanno invadendo inevitabilmente quel suggestivo percorso verso la metropolitana. Seguire il percorso insieme ai turisti permette di individuare tutti i segni del degrado che un cittadino di Napoli non riesce più nemmeno a vedere. Scoprire una bambina che chiede al padre perché ci sono centinaia di mozziconi di sigaretta nel pavimento sistemato davanti ai vecchi reperti, fa capire che qualcosa deve essere fatto; fermarsi accanto a quattro ragazzi con zaino e cappelli che mangiano un panino e bevono da lattine, permette di scoprire la mancanza di cestini adeguati per gettare la carta e ascoltare uno dei ragazzi che ride e dice: “Ecco perché gettano le bottiglie in mezzo a questi antichi muri”. Il resto del percorso serve a individuare, tra i reperti, decine di biglietti dell’ANM gettati via dai passanti; cumuli di rifiuti che il vento raccoglie negli angoli più suggestivi dei vecchi moli riportati alla luce. Ci sono anche un paio di luoghi individuati dai disperati per poter andare comodamente in bagno. Uno si trova al centro delle vestigia angioine, in un corridoio raggiungibile con un salto, che si fa notare per l’odore pungente perché alla fine c’è una piccola montagna di liquami. C’è poi il luogo che provoca il maggior disgusto. Si trova proprio al confine tra il percorso archeologico e il sottopasso, sulla sinistra per chi viene dal porto. È un angolo poco frequentato dai turisti e dai passeggeri della metropolitana perché si trova al di fuori del percorso diretto verso i treni o le navi. Quell’angolo, però, è frequentato da altre persone che lo usano come bagno. Anche qui l’odore si sente da lontano e provoca nausea, solo che in questo posto del sottopasso inaugurato cinquanta giorni fa, i segni delle feci sono ben visibili anche sulle pareti. Un’immagine che cerchiamo intensamente di dimenticare anche se si ripresenta spesso.

In realtà, non è solo il nuovo sottopasso a mostrare segni di degrado. È l’intera stazione Municipio che si presenta con tutti i suoi guasti, rotture e difficoltà. Su entrambi gli accessi, quello verso Garibaldi e quello verso Piscinola, gli schermi per l’accettazione dei biglietti digitali sono coperti da sacchetti di plastica, fuori uso. In effetti, per un viaggiatore diretto sulla linea verso Piscinola, non c’è bisogno di un biglietto perché tre dei quattro tornelli che dovrebbero aprirsi solo dopo l’inserimento di un titolo di viaggio, sono fuori uso e rimangono sempre aperti. Si vede che molte persone conoscono il segreto di quei tornelli perché, davanti ai nostri occhi, almeno dieci persone sono passate proprio da lì senza utilizzare alcun biglietto. Fuori uso anche il 60% delle uscite della metropolitana. La maggior parte dei cancelletti è bloccata con catenelle di plastica rosse e bianche che segnalano la necessità di passare altrove. La questione è di primaria importanza perché anche attraverso quei cancelletti dovrebbe essere garantita una via di fuga rapida in caso di emergenza, ma se quei percorsi sono bloccati, anche la sicurezza viene messa a rischio.

Sono indignanti, ma anche commoventi, i cartelli scritti a mano su fogli A4 attaccati con nastro adesivo in vari punti della stazione. Sono indicazioni destinate ai turisti per aiutarli a trovare la strada giusta per il porto o per via Medina o piazza Municipio. L’indignazione nasce dall’idea che l’amministrazione o l’ANM non abbiano previsto una segnaletica ufficiale e ben fatta; la commozione nasce dall’immagine di un addetto alla stazione che, per venire incontro alle esigenze dei turisti, ha cercato di colmare la lacuna in questo modo artigianale. Anche i soli due bagni disponibili prima di passare ai tornelli sono fuori uso. Sia quello degli uomini che quello delle donne sono inutilizzabili, da molti mesi ormai.

La stazione Municipio custodiva una delle più belle opere del Metrò dell’arte, realizzata dall’artista israeliano Michal Rovner: si tratta di un’installazione video grazie alla quale su alcuni elementi disegnati sul muro (un Vesuvio, una serie di case e alberi) si possono vedere persone in movimento. O meglio, si poteva vedere. Da anni i proiettori sono spenti e l’opera è ridotta solo ad alcuni disegni appena accennati sul muro. Ora quei proiettori sono stati persino rimossi. Addio opera d’arte nel Metrò dell’Arte. Quell’installazione di Rovner è costata quasi mezzo milione di euro (488.281 euro, per la precisione): siamo sicuri che debba essere nascosta a napoletani e turisti? Siamo sicuri che non sia necessario fare qualcosa?

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