“Napoli uccide il futuro”: la rabbia e la speranza di fronte alla violenza

Il titolo del giornale Mattino di ieri esprime, con un ossimoro, una rabbia meditata. Alcuni condividono questa rabbia, pessimisticamente, fino a farla diventare grido di dolore in un disperato fuggi fuggi, valido ieri come oggi. Altri invece la rigettano, con sincero slancio di speranza, continuando a cercare nel caos ciò che non è inferno. Non c’è resa, né tra gli ottimisti né tra i pessimisti. “Così Napoli uccide il futuro”, abbiamo titolato. Il futuro di Napoli – città dalle molteplici identità che troppo spesso si trasforma in un mostro divoratore – sembra tramutarsi in un lugubre campo di ombre, lutti e sangue.

Le bambine segnate dalle violenze del parco Verde di Caivano, come i poveri Antonio Giglio e Fortuna Loffredo, stuprati e uccisi in un tempo dal quale la nostra consapevolezza e la nostra indignazione si sono affievolite, fino a diventare polverosa rassegnazione; Giovanbattista Cutolo, per tutti Giogiò, un musicista con una vita piena di slancio e passione stroncata in una notte d’agosto, nella piazza che si affaccia sul municipio della città, luogo che dovrebbe essere sacro; Giogiò unito in un destino tragico a Francesco Pio Maimone, il giovane pizzaiolo ucciso senza motivo a Mergellina. Lo Stato, a Caivano, ci ha messo la faccia, anche se con enorme ritardo. Ma qui non si tratta solo di politica o di potere decisionale. Serve un esercito di educatori tra scuole, palestre, centri culturali. Serve un apparato repressivo che impedisca la circolazione di droga e armi come se fossero in un supermercato.

Non pensiamo che queste storie non ci riguardino. Non pensiamo che i nostri figli siano al sicuro da questo abominio. È ora di fare un esame di coscienza, tutti, indistintamente. È il momento di andare oltre il proprio ambito, oltre la propria responsabilità individuale. Non so se Napoli sia all’altezza di questo compito, ma so che passerà da piazza Municipio e, quando non vedrò più i fiori bianchi per Giogiò ma solo turisti alla ricerca di pizze e sfogliatelle, mi sentirò in colpa. È ora di dire basta. Le lacrime servono se ciascuno, a ogni livello, è capace di non rendere inutili morti assurde e violenze inconcepibili. Altrimenti, sono solo lacrime di coccodrillo. Facciamone a meno, per sempre.

Articolo precedenteTragedia a Caserta: neonata di un mese e mezzo trovata senza vita nella culla
Articolo successivoTragico omicidio a Napoli: giovane musicista ucciso, arrestato un minorenne

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui