“La camorra nel quartiere 167 di Arzano: un fortino di potere criminale”

Il quartiere 167 di Arzano, situato tra Arzano e Melito, è stato a lungo un’area chiusa e impenetrabile, una vera e propria enclave di camorra. Le palazzine anonime e impersonali nascondevano una realtà fatta di festa, farina e forca, dove i boss dettavano le proprie leggi. Le feste e il “concertino” per la Madonna dell’Arco erano occasioni per estorcere denaro, mentre il traffico di droga garantiva il sostentamento quotidiano. Il quartiere 167, come molti altri ghetti nelle mani della camorra, è il risultato di una combinazione di fattori che spiegano il fenomeno dei ghetti controllati dalla criminalità organizzata.

Per decenni, nessuno ha mai intervenuto in questi complessi abitativi, compreso il complesso edilizio di via Cristoforo Colombo. La politica ha cercato solo il facile consenso, anche attraverso la compravendita di voti, mentre le forze dell’ordine si sono limitate ad arresti e blitz occasionali. Solo quando la camorra ha superato ogni limite, come nel caso dello stupro di gruppo nel Parco Verde, si è scatenato l’allarme e la mobilitazione.

Tuttavia, la vicenda del clan 167 potrebbe indicare possibili soluzioni. Grazie a controlli amministrativi condotti dalla polizia municipale di Arzano, sono state scoperte una trentina di occupazioni abusive da parte dei boss e dei loro affiliati. Questi avevano cacciato i legittimi assegnatari degli alloggi, consegnandoli violentemente agli affiliati. Salvatore Petrillo, reggente del clan, aveva persino fatto costruire un maxi appartamento sotto i colonnati dell’edilizia popolare e un giardino circondato da filo spinato. Questi abusi sono stati smantellati e lo spazio comune è stato ripristinato.

La perdita della residenza, causata dalla denuncia per occupazione abusiva, ha comportato il blocco del reddito di cittadinanza e la cancellazione dalle liste elettorali. Questo ha spinto i camorristi del quartiere 167 a minacciare di morte il comandante Chiariello della polizia municipale. Senza casa e diventati apolidi, il clan si è dissolto come polvere nel vento, grazie agli arresti dei carabinieri e alle dichiarazioni dei boss dell’ala dei Cristiano.

La storia del quartiere 167 dimostra che a volte basta poco per smantellare il potere criminale. I controlli amministrativi e la collaborazione tra le forze dell’ordine possono portare alla sconfitta di clan mafiosi e alla liberazione di interi quartieri dalla camorra. È necessario un impegno costante e una volontà politica forte per combattere la criminalità organizzata e restituire la legalità a questi territori. Solo così sarà possibile garantire un futuro migliore per le comunità colpite dalla camorra.

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