Nel 1992, Francis Fukuyama scrisse il libro per cui è universalmente conosciuto: La fine della storia. Con la caduta del muro di Berlino e la fine del Comunismo, il mondo aveva raggiunto un livello di stabilità ormai inscalfibile. La Storia – quella con la S maiuscola, quella di Hegel, per capirci – era finita.
Ma oggi, nel 2023, ci troviamo di fronte a una realtà molto diversa. Nonostante i progressi economici e culturali di cui parlano gli economisti Ian Goldin e Chris Kutarna nel loro libro Nuova età dell’oro, la nostra società è ancora piena di contraddizioni e violenze.
Recenti episodi di stupro e violenza sessuale hanno scosso l’opinione pubblica. A Palermo, un branco di giovani ha violentato una ragazza, mentre a Caivano, due bambine sono state stuprate da un altro gruppo di persone. In entrambi i casi, si è scoperto che tutti sapevano ma nessuno ha denunciato, creando così un clima di paura e degrado in cui è normale girare armati e commettere crimini.
Ma la violenza non colpisce solo le donne. A Napoli, un sedicenne ha ucciso un musicista di ventiquattro anni solo perché cercava parcheggio. Questo episodio dimostra come la violenza sia diventata parte integrante della quotidianità, con giovani che si aggirano armati e pronti a sparare per motivi futili.
E non possiamo dimenticare il fenomeno del femminicidio, che continua a mietere vittime in Italia. Marisa Leo è stata l’ennesima vittima, uccisa dal suo ex compagno. Questo tragico evento rappresenta la settantanovesima donna uccisa nel 2023.
Queste realtà contrastanti evidenziano la complessità della nostra società. Il progresso economico e culturale non è riuscito a garantire a tutti una vita sicura e prospera. La scienza e la ragione non sono riuscite a sconfiggere l’ignoranza e i pregiudizi profondamente radicati nella nostra cultura.
Per affrontare questo problema, è necessario investire nella formazione e nell’istruzione. Dobbiamo portare il tempo pieno nelle scuole, costruire strutture ricreative come palestre, campi sportivi, ludoteche e biblioteche. Questi luoghi possono diventare occasioni di aggregazione e condivisione, contribuendo a creare una comunità più coesa e solidale.
Ma non basta. È necessario anche creare opportunità lavorative vere, che rappresentino un’alternativa credibile al crimine e alla violenza. La lotta contro la criminalità organizzata deve essere una priorità per la politica, che spesso si limita a reagire dopo che l’emergenza è già avvenuta.
La nostra società ha bisogno di un cambiamento culturale profondo. Dobbiamo combattere le vecchie abitudini, i pregiudizi e il degrado che permeano la nostra società. Solo così potremo costruire un mondo più giusto, in cui tutti possano vivere in pace e sicurezza.