Dieci anni e due mesi dopo la tragedia di Acqualonga, finalmente è attesa la sentenza che chiuderà il processo d’appello. Durante questo processo, si è discusso della rinnovazione del dibattimento e del nuovo esame in aula di alcuni testimoni, tra cui il progettista che non segnalò la necessità di sostituire le barriere sul viadotto di Acqualonga, ritenendole idonee. Tuttavia, il progettista non sapeva del danneggiamento delle viti di fissaggio.
Il confronto tra accusa e difesa si è concentrato anche sull’affidabilità delle testimonianze, sulle relazioni tecniche e sulla delibera del 2008 che stanziava 138 milioni di euro per interventi sulle barriere autostradali. Si è discusso anche della divisione di ruoli e competenze tra i vari dirigenti e tecnici finiti a giudizio. Nel suo requisitoria, il sostituto procuratore generale Stefania Buda ha chiesto la condanna degli imputati assolti in primo grado, a partire dall’ex ad di Autostrade Giovanni Castellucci.
L’ex ad, difeso dagli avvocati Paola Severino e Alfonso Furgiuele, era stato assolto in primo grado perché il giudice escluse la responsabilità della direzione centrale nella decisione di non sostituire le barriere. Si ritenne che la mancata individuazione del difetto nelle viti di fissaggio e la conseguente sostituzione non fossero imputabili all’ex ad e all’allora direttore generale Mollo. I periti del giudice sostenevano che, senza quel difetto alle viti di fissaggio, la barriera era idonea a contenere il bus. Tuttavia, sul lato opposto della carreggiata, le barriere sono ancora le stesse.
Al centro del processo ci sono state diverse ricostruzioni e prospettive da cui sono stati analizzati i retroscena e le decisioni relative all’incidente che ha causato la caduta di un bus turistico poco prima dello svincolo per Baiano. Le prospettive dei singoli imputati, tra cui dirigenti di Autostrade competenti per il tronco della A16, il titolare del bus precipitato e dipendenti della motorizzazione, sono state prese in considerazione. La difesa ha insistito sulle assoluzioni, ma ora spetta ai giudici pronunciare la sentenza. Oggi verrà emesso il dispositivo che chiuderà il secondo capitolo giudiziario sull’incidente stradale più grave della storia d’Italia, che ha causato la morte di 40 persone.