Piogge di detriti e calcinacci stanno colpendo i monumenti di Napoli, che stanno perdendo pezzi. La mappa del rischio è estesa e coinvolge le location centrali e affollate della città. In alcuni casi, si tratta di criticità croniche che persistono da anni, nei siti storici più importanti della città. Il distacco di calcinacci avvenuto pochi giorni fa dal ponte di Chiaia è solo l’ultimo episodio di una serie di tragedie sfiorate, in ordine cronologico, negli ultimi tempi. Fortunatamente, non ci sono stati danni a seguito del crollo di una roccia dal Maschio Angioino avvenuto poche ore prima. Senza voler creare allarmismi, ci limitiamo a segnalare su queste pagine i monumenti che necessitano di manutenzione prima che la situazione peggiori. Prima di procedere, è importante fare una distinzione: ogni sito è un caso a sé. Tuttavia, in generale, i beni possono appartenere al Demanio (cioè essere di proprietà dello Stato) o a Palazzo San Giacomo. Nella lista dei recenti crolli, che vedremo tra poco, sono inclusi siti storici e monumentali che rientrano in entrambe le gestioni. L’ultimo crollo è avvenuto nel cuore della zona pedonale e dello shopping, sul ponte di via Chiaia. Fortunatamente, non ci sono stati feriti a seguito della caduta di calcinacci. La fortuna, sicuramente, ha contribuito in questo caso ad evitare tragedie e non è la prima volta che grazie al caso viene evitato il peggio. Lo stesso è accaduto cinque giorni prima, sul marciapiede di via Acton affollato da decine di studenti e gruppi di turisti: dalla facciata di Castelnuovo si è staccata una roccia, precipitata a terra per circa 10 metri. Circa due settimane fa, una turista olandese è rimasta ferita a seguito della caduta di intonaco dalla facciata del Mann, il museo archeologico nazionale, a causa dei danni provocati verosimilmente dai recenti terremoti. Altri crolli risalgono all’estate, a metà luglio, e coinvolgono la Galleria Principe (ancora transennata da metà luglio, con pesanti restrizioni al traffico da via Pessina). Restando in tema di fortezze, il Castel dell’Ovo è chiuso al pubblico dallo scorso marzo per lavori di manutenzione. Castel Sant’Elmo è aperto, ma i barbacani di sostegno ai locali sfasciati dei corallai resistono da quasi un decennio. Nessuno dei tre castelli partenopei, insomma, è in buone condizioni. Un’altra zona danneggiata ma frequentata dai turisti è Port’Alba: “L’arco è ancora a rischio”, spiega Pasquale Langella, editore e libraio della storica via della cultura. “Sulla rete di protezione continuano a cadere calcinacci. L’ultima caduta risale a due giorni fa. Serve un intervento risolutivo: la zona è molto affollata”. Un altro sito turistico in cattive condizioni è il Teatro greco-romano dell’Anticaglia. L’Ospedale degli Incurabili e l’Albergo dei Poveri, invece, sono in attesa di restauro da anni. Passando a Posillipo, il Mausoleo Schilizzi è perennemente chiuso e devastato. Anche qui potrebbe nascere un flusso di visite che, per ora, resta solo un’ipotesi. Un altro grande edificio famoso ma decadente è Villa Ebe, su un Monte Echia che attende ancora il completamento dell’ascensore. Qualcosa è stato fatto, invece, nella Galleria Umberto (dove nel luglio 2014 perse la vita il 14enne Salvatore Giordano, ucciso da un fregio killer). Qui sono state rimosse le impalcature dal lato di via Toledo. Tuttavia, si attende ancora l’intervento sul pavimento, di competenza pubblica. Sono in corso lavori e rimozione del pericolo anche al Teatro San Carlo. Non sono stati accertati collegamenti con il recente bradisismo flegreo, ma sicuramente la pioggia di calcinacci degli ultimi mesi ha fatto suonare più di un campanello d’allarme nell’opinione pubblica. Anche in via Verdi: “La maggior parte dei lavori già eseguiti è stata finanziata dall’Unesco”, afferma il consigliere comunale Nino Simeone, presidente della commissione Infrastrutture. “In queste ore chiederò la convocazione di una commissione congiunta tra l’Osservatorio Unesco e l’Urbanistica per valutare la situazione dei rischi sui monumenti cittadini. Lo scopo della riunione sarà anche quello di chiedere quali risorse saranno allocate per la manutenzione dei siti storici. Ci sono alcuni casi che meritano chiarimenti, come quello degli Incurabili, i cui lavori sono stati promessi da Asl e Comune. Riguardo all’escalation di crolli degli ultimi mesi, finora la buona sorte ha evitato danni più gravi. È necessario anche uno screening dei ponti cittadini”. Tornando all’ultimo crollo, quello avvenuto l’altra sera sul ponte di Chiaia, l’assessore comunale alle Infrastrutture Edoardo Cosenza rassicura: “Si è trattato di un distacco superficiale”. Anche in questo caso, il passaggio è sempre molto intenso. Un altro sospiro di sollievo. Anche se i lavori di restauro della struttura risalgono solo al 2017: il ponte era stato restaurato per 265mila euro, ma le infiltrazioni sono tornate in pochi anni.

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