Un terribile omicidio ha scosso l’opinione pubblica venerdì notte, quando Franco Panariello ha ucciso la moglie, Concetta Marruocco, di 53 anni, infermiera, davanti alla loro figlia minorenne di 16 anni. Questo tragico episodio sembra rientrare nella triste cronaca dei tanti casi di femminicidio che coinvolgono donne che vengono assassinate dai loro amati e protettori. Tuttavia, in questa circostanza, non solo sono emersi dei precedenti, come spesso accade in casi di omicidi violenti, ma l’assassino stesso ha rivelato un particolare terribile durante l’interrogatorio con il giudice: aveva segnalato alle forze dell’ordine il malfunzionamento del braccialetto elettronico che avrebbe dovuto proteggere la vittima. Il braccialetto elettronico è un sistema composto da tre dispositivi: il trasmettitore applicato alla persona pericolosa, il ricevitore posizionato nella sua abitazione e il terzo dispositivo presso la centrale delle forze dell’ordine, che riceve l’allarme in caso di violazione del perimetro prestabilito. Nel caso di Panariello, che era già stato condannato per maltrattamenti in famiglia, indossava il braccialetto alla caviglia. Tuttavia, il dispositivo presentava spesso problemi di connessione e, la notte del delitto, non avrebbe suonato o avrebbe suonato troppo tardi, quando l’assassino si trovava già a casa della vittima, nonostante avesse l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico e di mantenerne la distanza. Quello che lascia sconcertati in questa vicenda è la fiducia riposta in uno strumento che può malfunzionare e che dipende da variabili come la connessione internet o la ricezione del segnale. Ancora più grave è il fatto che il malfunzionamento sia stato segnalato addirittura dall’assassino stesso, senza che siano state adottate misure correttive. Questo tragico episodio ci deve spingere a riflettere non solo sull’efficacia degli strumenti di deterrenza e di allontanamento per individui pericolosi, ma anche sulla tipologia di strumenti effettivamente impiegati. Non possiamo affidarci ciecamente a strumenti elettronici, soprattutto se non sono accompagnati da altre forme di controllo. La loro efficacia e sicurezza nel tempo possono avere l’effetto opposto a quello desiderato: la vittima può sentirsi potenzialmente al sicuro, mentre lo Stato pensa di aver adempiuto al suo compito di proteggere la vittima secondo la legge. In realtà, il controllo si rivela inesistente o poco affidabile, e la vittima viene consegnata al suo carnefice, che può persino deridere la magistratura e le forze dell’ordine, affermando di aver segnalato il malfunzionamento dell’apparecchio senza che nessuno sia intervenuto.

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