Perizia psichiatrica per l’avvocato Francesco Candela: il gup Valeria Campanile del Tribunale di Salerno ha accettato la richiesta di rito abbreviato condizionato alla perizia specialistica, affidando l’incarico alla dottoressa Gabriella Russo. La vicenda al vaglio del giudice per l’udienza preliminare e che vede imputato il professionista salernitano (difeso dagli avvocati Silverio Sica e Teresa Sorrentino) è il tentativo di estorsione aggravata secondo le accuse dal metodo mafioso, in quanto commessa insieme a Fabio Iavarone, a carico di due mercanti d’arte (i fratelli Pasquale e Carmine Crispino) per conto del gallerista Danilo Gigante il cui difensore ha proposto, con parere favorevole del pm Marco Colamonici, un patteggiamento a due anni e due mesi. Non hanno optato per alcun rito alternativo, invece, Fabio Iavarone (ritenuto complice di Candela) e gli stessi Pasquale e Carmine Crispino che, secondo le accuse, sarebbero stati reticenti negando di aver ricevuto richieste di denaro o aver subito intimidazioni (per tutti e tre quindi si continuerà a procedere con l’udienza preliminare. Il procedimento è stato aggiornato a dicembre prossimo quando il gup potrà prendere una decisione complessiva). Secondo la ricostruzione dei carabinieri del Reparto operativo e Nucleo investigativo del comando provinciale, avvalorata dalla procura salernitana, Candela e Iavarone (che, a febbraio scorso, per questi fatti furono attinti da misura cautelare) avrebbero messo a segno la tentata estorsione ai danni dei due fratelli mercanti d’arte pretendendo per conto del gallerista (che fu indagato a piede libero) 20mila euro quale risarcimento degli anticipi sulle provvigioni che quest’ultimo aveva già corrisposto ad alcuni suoi dipendenti. I due mercanti d’arte, vittime del tentativo di estorsione, infatti, erano ex dipendenti del gallerista ma, dopo essersi messi in proprio, avevano portato via allo stesso gallerista alcuni dipendenti. Per questo motivo quest’ultimo pretendeva il risarcimento di 20mila euro per le provvigioni già pagate a quei dipendenti e per richiedere tale risarcimento si sarebbe rivolto a Candela e Iavarone, quest’ultimo noto negli ambienti criminali cittadini essendo stato uno dei leader dei «ragazzi di Pastena» e ancora legato a personaggi di spicco della scena criminale salernitana. Una richiesta estorsiva che, però, non andò a buon fine. In seguito lo stesso gallerista, sempre secondo l’impianto accusatorio, da complice sarebbe diventato vittima di Candela e Iavarone che, facendo leva sulla loro forza intimidatrice, si sarebbero fatti consegnare 4 quadri (dal valore di circa 20mila euro), un’autovettura e 15mila euro in contanti. E per Fabio Iavarone è scattata anche l’accusa di intestazione fittizia di beni avendo fittiziamente intestato al Candela un’autovettura proprio per eludere eventuali misure di prevenzione patrimoniale.
Tutta la vicenda si sarebbe sviluppata da ottobre 2020 fino a marzo 2022, alcuni mesi prima dell’arresto di Candela nel blitz che ha coinvolto anche Giuseppe Stellato e i gregari che ruotavano intorno al gruppo criminale retto dal noto “papacchione”.