Tentata estorsione a Maddaloni: il giudice esclude l’aggravante mafiosa

Nel corso degli interrogatori resi davanti all’Undicesima Sezione dell’Ufficio Gip del tribunale di Napoli, il giudice per le indagini preliminari Giovanni De Angelis ha escluso l’aggravante della metodologia mafiosa nel caso di Francesco Diana e Tommaso Ragnino. I due sono stati arrestati il 20 ottobre dai carabinieri di Maddaloni con l’accusa di tentata estorsione ai danni della titolare di due vivai. Il giudice ha quindi trasmesso gli atti per competenza al tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Secondo la ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, i due indagati avrebbero cercato di estorcere denaro facendo credere di appartenere al clan dei Casalesi. La vittima sarebbe un ragazzo marocchino detenuto presso il carcere di Bergamo, con precedenti penali per furto di mezzi agricoli e auto. Le indagini hanno permesso di accertare che gli indagati avrebbero chiesto alla madre del detenuto di consegnare la somma complessiva di 40mila euro in tre tranche, come corrispettivo di presunti debiti contratti dal figlio.

Durante gli interrogatori, però, i due indagati hanno negato le accuse. Tommaso Ragnino ha affermato di conoscere la famiglia della vittima e di essersi recato al vivaio per cercare il ragazzo, lasciando il proprio numero di telefono. Francesco Diana ha spiegato di aver conosciuto il giovane grazie a Ragnino e di avergli fatto da “garante” nel noleggio di un’auto. Ha ammesso di aver richiesto il pagamento di una somma di denaro per il danneggiamento dell’auto, ma ha negato le altre accuse.

La vicenda, che sembrava avere contorni mafiosi, si è quindi rivelata più complessa di quanto inizialmente ipotizzato. Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere dovrà ora valutare gli atti e decidere sul prosieguo delle indagini. Nel frattempo, Francesco Diana e Tommaso Ragnino rimangono in custodia cautelare.

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