La Corte di Appello di Napoli ha emesso una condanna di otto anni di carcere per Agostino Veneziano, colpevole dell’omicidio del 14enne Emanuele Di Caterino avvenuto il 7 aprile 2013 a piazza Bellini ad Aversa. Non è stata riconosciuta né la legittima difesa né l’eccesso colposo della stessa. Tuttavia, è stata considerata l’attenuante della provocazione.

Questa sentenza rappresenta il sesto processo relativo a questa vicenda e probabilmente si celebrerà anche un settimo processo, forse l’ultimo, con il ricorso per Cassazione. Nel motivare la condanna, il collegio della Corte di Appello di Napoli ha ripercorso le due fasi della tragedia.

La “prima fase” si è verificata intorno alle 23:15 del 7 aprile, quando Veneziano ha iniziato a rompere a mani nude una tabella dell’ufficio postale. Questo ha attirato l’attenzione di Emanuele Oliva, amico del 14enne Di Caterino, che ha richiamato l’attenzione di Veneziano. È intervenuto Giuseppe Zagaria, amico di Oliva, che ha dato uno schiaffo a Veneziano. In quel momento, Veneziano è caduto a terra e è stato colpito da Oliva e dagli altri ragazzi presenti, tra cui Di Caterino. Non tutti i testimoni concordano sulla presenza del 14enne in quel momento.

La “seconda fase” è iniziata quando un amico maggiorenne di Veneziano è intervenuto e l’aggressore ha potuto rialzarsi. A quel punto, Veneziano ha estratto un coltello e, accecato dalla rabbia, ha colpito ovunque, ferendo Di Caterino, Oliva, Zagaria, Diana e Falanga. Nessuno ha notato il coltello, solo quando hanno visto il sangue i feriti hanno capito cosa fosse successo. Di Caterino è stato portato in ospedale ma purtroppo è deceduto, mentre gli altri quattro amici hanno riportato ferite gravi.

Agostino Veneziano è stato accusato di omicidio volontario, tentato omicidio e lesioni gravi. La sentenza di condanna a otto anni di carcere è stata emessa il 6 luglio scorso. La Corte di Appello ha riconosciuto che si tratta di un omicidio volontario, seppur con l’attenuante della provocazione. Ora si attende il ricorso per Cassazione per definire definitivamente questa dolorosa vicenda.

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