Una storia di speranza e disperazione: la piccola Makon e il suo viaggio in Italia

La storia della piccola Makon è un esempio di come la disperazione spinga molte persone a intraprendere viaggi pericolosi alla ricerca di una vita migliore. Makon è una bambina di due anni che è arrivata in Italia su un barcone, separata dalla madre e dalle sue due sorelline. La sua storia mi è stata raccontata da un’amica che lavora nei servizi sociali di un centro di accoglienza per stranieri nel salernitano. Mi ha descritto il dolore di una madre che piangeva costantemente per la figlia rimasta in Tunisia.

Con poche informazioni e alcune fotografie, mi sono recato nel Governatorato di Sfax, in Tunisia, dove si trova un grande campo profughi frequentato principalmente da ghanesi. Dopo alcuni giorni di ricerche, ho incontrato dei collaboratori che mi hanno aiutato a cercare la piccola Makon. Nonostante i rischi e i pericoli che mi sono stati segnalati dai residenti del campo profughi, ho continuato le mie ricerche comunicando con loro tramite WhatsApp.

Dopo qualche giorno, i miei collaboratori mi hanno mandato un messaggio con cui mi comunicavano di aver trovato la bambina. Nonostante la gioia e l’emozione, ho subito trasmesso le prime informazioni in Italia, prendendo le necessarie decisioni e iniziative. Ho capito che la bambina poteva essere rilasciata solo se avessi dato un “grosso regalo”. Ho cercato di trattare, ma alla fine ho capito che la bambina sarebbe rimasta in Tunisia per alcuni mesi prima di poterla far partire.

Ho dato istruzioni alla mia interlocutrice in Italia di rivolgersi al Prefetto e alla Procura competente per ottenere l’autorizzazione necessaria per il trasferimento della bambina. Ho capito che la piccola Makon poteva essere portata in Italia solo con l’intervento delle autorità italiane, mentre la madre sarebbe rimasta nel nostro paese. Ho stretto un accordo con i miei collaboratori affinché mi fornissero informazioni sullo stato di salute della bambina, ma ho dovuto allontanarmi da Sfax per motivi di sicurezza.

Ho cercato di garantire il sostegno alla piccola Makon inviando aiuti alimentari per lei e per chi la custodiva nel campo profughi. Nonostante non abbia potuto vedere la bambina di persona, ho avuto la conferma che stava bene grazie alle istituzioni italiane e ai responsabili del centro di accoglienza. Recentemente, la piccola Makon è arrivata in Italia e ha potuto finalmente incontrare sua madre ad Agrigento, dopo essere stata messa su un barcone in compagnia di una donna clandestina.

Ora, spero che la piccola Makon possa vivere serenamente in Italia, ricevendo tutte le cure necessarie. Resta il mio impegno a continuare a credere nella giustizia e a fare luce su questa situazione. Purtroppo, per ogni caso risolto, ci sono ancora tante altre persone che vivono nella disperazione. Fino a quando le persone saranno costrette a fuggire clandestinamente, l’umanità rimarrà indietro nei suoi doveri umanitari. Spero che la storia di Makon possa essere un segnale di speranza e un invito a riflettere sulla situazione di tanti migranti che cercano una vita migliore.

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