Casamicciola: un anno dopo la frana, la città è ancora sotto il fango

A un anno dalla frana che ha colpito Casamicciola, i segni del disastro sono ancora evidenti. Il fango è ovunque, nelle case distrutte e sui muri delle strade principali. Quanta terra è stata rimossa finora? Centomila metri cubi, ma ce ne sono ancora altrettanti da scavare. È difficile valutare se sia poco o tanto, ma immaginare due stadi San Siro pieni di fango può darci un’idea. Nonostante gli sforzi, molti edifici sono ancora chiusi, tra cui negozi, supermercati, una chiesa e alcuni hotel che potrebbero non riaprire mai più. Tra questi c’è l’hotel Terme Manzi, il più antico della città, dove Giuseppe Garibaldi si era curato nel 1864. La proprietaria, Maria Antonietta D’Orta, ha deciso di non riaprirlo a causa delle alte tasse e delle difficoltà economiche. È un duro colpo per lei, che aveva chiuso un’altra struttura della sua famiglia più di 40 anni fa. Le terme, che si trovavano ai piedi delle fanghiglie, erano un luogo di cura grazie alla terra fangosa raccolta dal monte Epomeo. Un sistema arcaico ma efficace, che però è stato abbandonato per decenni.

Secondo Claudio D’Ambra, un giovane ingegnere che lavora per il Commissariato per la ricostruzione, la sicurezza degli alvei era garantita da briglie e vasche, come previsto dai progetti degli anni ’30. Poi però, per 70 anni, nessuno si è più occupato di nulla. Il fango e i rifiuti hanno coperto tutto, ostruendo le vie di deflusso dell’acqua. Quella notte, l’acqua e il fango sono defluiti per le strade, distruggendo case e tutto ciò che si trovava sul loro cammino. Per capire la situazione, basta entrare nel cuore degli alvei, tre in tutto, situati nel monte Epomeo. Prima tutto funzionava come previsto, ma poi per decenni nessuno si è preso cura di questi luoghi. “Tutto il sistema Italia non ha funzionato per decenni”, afferma il tecnico.

Oltre ai problemi di manutenzione, ci sono anche gli abusi edilizi che hanno contribuito al disastro. Basta salire sul pianoro del Celario, dove la frana ha causato la morte di 10 delle 12 vittime. Le forze del fango e dell’acqua sono state così violente da piegare anche putrelle in ferro spesse diversi centimetri. Le case di queste due famiglie sono state completamente distrutte. È incredibile pensare che questa zona fosse classificata come “zona bianca”, senza alcun vincolo sulla carta. Le terme, invece, costruite all’inizio del ‘900 e abbandonate da anni, sono considerate intoccabili per vincoli storici. Sono ancora lì, inagibili e distrutte, e nessuno sa per quanto tempo ancora. Ora, con il ricorso presentato dal Comune di Casamicciola al Tar (che sarà discusso martedì), c’è il rischio che tutto si blocchi. Il Comune chiede l’annullamento del nuovo piano idrogeologico, che ha ampliato la zona rossa e ha bloccato la ricostruzione.

Senza la ricostruzione, tutto si ferma a Casamicciola. Ci sono ancora 100 sfollati che vivono in albergo. L’unica consolazione è che a giugno i turisti sono tornati nonostante le difficoltà, e l’estate è stata quasi normale. Ma la situazione è ancora critica e la città ha bisogno di un intervento immediato per tornare alla normalità.

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