Tornano liberi gli imprenditori Raffaele Pezzella e Tullio Iorio, insieme all’ingegnere Piero Cappello, dopo due settimane di arresto. Erano coinvolti in un’inchiesta della Dda che li accusava di turbativa d’asta e falso aggravati dall’attività camorristica in relazione a degli appalti pubblici del Comune di Calvi Risorta del valore di tre milioni di euro. Il Riesame, su richiesta dell’avvocato Giuseppe Stellato, ha annullato l’ordinanza cautelare emessa dal gip del tribunale di Napoli. Le motivazioni saranno rese note nei prossimi giorni: i giudici hanno valutato sia la necessità delle misure cautelari che la presenza di indizi di colpevolezza (turbativa aggravata).

Pezzella, originario di Casal di Principe ma residente a Caserta, e Iorio, di San Cipriano d’Aversa e residente a Villa di Briano, sono anche accusati di aver eluso i controlli antimafia intestando fittiziamente a altre persone, coinvolte nell’inchiesta, le quote societarie dell’impresa. Cappello, originario di Piedimonte Matese e già presidente dell’Asi, secondo l’accusa avrebbe utilizzato delle manipolazioni informatiche per assegnare gli appalti alle imprese indicate da Iorio e Pezzella, agendo su una piattaforma dedicata (Asmel) e utilizzando un programma informatico chiamato “quaderno di epidemiologia del professor Ezio Bottarelli” commettendo anche un falso ideologico. Queste accuse erano state respinte durante l’interrogatorio davanti al gip e nella difesa presentata al Riesame.

L’ingegnere, ieri mattina, è tornato anche sui social media utilizzando la frase pronunciata dal noto conduttore Enzo Tortora (“dove eravamo rimasti?”) al suo ritorno in televisione dopo l’assoluzione della Cassazione. Cappello era stato sospeso anche dal Comune di Cesa, ma dovrebbe essere reintegrato sulla base della decisione del segretario comunale, poiché dopo la sospensione obbligatoria segue una fase facoltativa. Nell’ordinanza è presente anche il nome del sindaco Giovanni Lombardi, non indagato, che avrebbe “promesso” uno degli appalti a una società legata ai Verazzo, ma questa è solo un’ipotesi.

Oltre agli imprenditori Pezzella e Iorio e a Cappello, sono indagate altre tre persone: Carlo D’Amore, Giuseppe Napoletano e Carmine Petrillo. D’Amore e Petrillo sono accusati di intestazione fittizia di società (la Cgs e la Comed), mentre Napoletano è accusato di riciclaggio (reato contestato anche a Petrillo). Secondo gli inquirenti, i fondi delle società sarebbero stati in parte utilizzati per finanziare il clan dei Casalesi.

L’inchiesta è iniziata dopo l’interrogatorio del pentito Francesco Zagaria, detto Ciccio e Brezza, che ha accennato a episodi corruttivi avvenuti 14 anni fa, quando Cappello era presidente del Consorzio Asi di Caserta. Zagaria ha affermato che il professionista avrebbe favorito l’aggiudicazione di un appalto alla sua azienda in cambio di 40mila euro. Questi fatti non sono stati confermati da accuse, ma hanno portato all’avvio delle indagini con intercettazioni telefoniche e altre attività che hanno portato al caso di Calvi Risorta. Il gip ha poi descritto la “storia criminale e giudiziaria di Pezzella e Iorio” e ha preso in considerazione anche alcune assoluzioni segnalate dal pm. Anche gli reati commessi dall’imprenditore Iorio risalgono a un’inchiesta del 2011 riguardante collusioni con i clan.

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