La decisione del giudice per le indagini preliminari di Napoli Nord di concedere gli arresti domiciliari a uno dei due indagati maggiorenni per la vicenda degli abusi di gruppo sulle due cuginette di 12 e 10 anni a Caivano ha suscitato una forte indignazione e proteste.
I familiari delle vittime sono rimasti “stupefatti e addolorati” dalla notizia. “Ciò che ha fatto alla nostra figlia è terribile e, anche se dobbiamo aspettare il processo, la condotta contestata è così grave che non avrebbe dovuto essere scarcerato”, hanno dichiarato i genitori della bambina più piccola attraverso il loro avvocato, Clara Niola.
Anche l’avvocato Angelo Pisani, rappresentante della famiglia della bambina di 12 anni, ha espresso la sua contrarietà alla decisione del giudice: “Niente decreto Caivano, niente rispetto e tutela per le donne e le vittime”, ha detto. “Con queste decisioni si trasmette un messaggio sbagliato, quello della giustizia a intermittenza”.
Dalla Lega è arrivata un’interrogazione al ministro della Giustizia Marta Cartabia. Il senatore Gianluca Cantalamessa, capogruppo in commissione antimafia, ha chiesto di chiarire il motivo della scarcerazione del 19enne. “Abbiamo visto quanto sia importante applicare misure di protezione per le vittime di abusi”, ha detto Cantalamessa. “Non possiamo vanificare tutti gli sforzi che stiamo facendo per contrastare la violenza e la criminalità giovanile”.
Il capo branco è stato posto agli arresti domiciliari in Veneto nonostante il parere contrario della Procura. Il 19enne, coinvolto nella vicenda insieme a sette minori e un 18enne, è stato trasferito ai domiciliari in un comune del Veneto con l’applicazione del braccialetto elettronico. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli Nord, Fabrizio Forte, ha accettato, nonostante il parere contrario della Procura, la richiesta di sostituzione della misura cautelare avanzata dalla difesa.
Secondo il giudice, gli abusi ripetuti contro le due bambine “si sono verificati in un contesto territoriale di profonda incuria e abbandono e sono stati agevolati dal senso di appartenenza al gruppo criminale dei suoi membri, quasi tutti minorenni o appena maggiorenni (logica del branco)”; per questo motivo, l’allontanamento del 19enne da Caivano, osserva il giudice, “sembra essere un elemento piuttosto rassicurante per interrompere i legami con il predetto contesto”.
La Procura di Napoli Nord, invece, ritiene che il 19enne avrebbe dovuto rimanere in carcere a causa della sua “personalità altamente violenta e trasgressiva” e per il suo “ruolo da protagonista nella vicenda criminale”.