Processo a Ihor Varvachyn: la compagna difende l’accusato di omicidio

Nella nuova udienza del processo a Ihor Varvachyn, la sua compagna ha difeso a spada tratta l’uomo nonostante l’accusa di omicidio che pende su di lui. Durante l’udienza, la donna ha raccontato che il giorno di Pasqua del 2022, lei, Ihor e l’amico Pavlo Zapprozhets, tutti e tre ucraini, avevano trascorso una tranquilla giornata all’interno di un container in un terreno a Pastorano. Hanno mangiato insieme, ma poi la donna è andata via per andare al lavoro. “Quella sera, intorno alle 22 – ha dichiarato – Ihor mi ha chiamato. Sembrava confuso e ha detto che Pavlo non c’era più. Ha detto che tre persone erano andate a rubare. Poi mi ha detto ‘l’ho accoltellato, le tue polpette sono nel sangue'”.

La donna ha ammesso di fronte al sostituto procuratore Annalisa Imparato che i due uomini quel giorno avevano bevuto molto. Secondo i carabinieri che hanno condotto le indagini, i due amici avevano deciso di festeggiare insieme Pasqua. A causa dell’alcol, vecchi rancori sono emersi e tra di loro è scoppiata una lite che è degenerata in tragedia. Pavlo è stato prima stordito con una padellata in testa, è caduto a terra e mentre era a terra è stato colpito con 30 coltellate con un coltello da cucina.

Alcuni passanti hanno visto l’omicida insanguinato e hanno chiamato il 112. Ihor è stato rintracciato dai carabinieri e arrestato per omicidio volontario aggravato. Nel container c’era una scena orribile, con la vittima riversa a terra in una pozza di sangue, mobili ed elettrodomestici ormai rossi di sangue. Nel tentativo di depistare i carabinieri, l’imputato ha detto loro che un’altra persona si era allontanata dalla zona. Ma i rilievi non hanno confermato la presenza di un’altra persona nel container. Questo fatto è stato contestato dalla difesa di Ihor, che ha parlato di impronte mai trovate.

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