La morte di Gilda Ammendola, avvenuta in un carcere femminile di Parigi, è avvolta da circostanze ancora poco chiare. I pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia e un giudice del Tribunale di Napoli hanno sottolineato che la scomparsa della donna non può essere classificata come suicidio in modo semplice, come affermato dalle autorità francesi. Sospetti e anomalie sono emersi durante le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Napoli per conto della DDA, culminate in un’ordinanza di custodia cautelare eseguita tre giorni fa contro i presunti membri di una rete di narcotrafficanti napoletani.

La vicenda di Gilda Ammendola va raccontata alla luce del suo profilo, tenendo conto del fatto che sulla sua morte pende un’inchiesta della Procura di Roma, in attesa dei risultati dell’autopsia. Si sta cercando di verificare se l’ipotesi del suicidio sia plausibile, nonostante i familiari abbiano sempre sollevato dubbi in proposito. I parenti, difesi dall’avvocato Nicola Scarpone, non accettano la versione del suicidio, considerando una serie di circostanze: la mattina della morte, la donna aveva contattato i familiari mostrandosi serena e determinata a chiedere il ritorno in Italia per poter incontrare la propria figlia.

Tuttavia, tornando all’inchiesta napoletana, il nome di Gilda Ammendola compare insieme a quelli dei presunti trafficanti di eroina e di altri complici. La donna avrebbe svolto il ruolo di reclutatrice, adescando corrieri della droga che dovevano fingersi turisti per portare in Italia e altrove carichi di eroina, utilizzando il sistema del doppio fondo nelle valigie. L’organizzazione avrebbe pagato dai due ai quattromila euro per ogni viaggio. Si tratta di un’attività che evidenzia l’esistenza di una rete strutturata di uomini e donne che si fingevano manager e turisti per facilitare il traffico di droga.

La cittadina vesuviana è stata arrestata il 10 luglio 2021 e condannata a cinque anni di reclusione. È stata poi rinchiusa nel carcere di Fleury-Mérogis il 22 gennaio 2023. Tuttavia, l’inchiesta francese non ha portato alla luce il livello superiore dell’organizzazione a cui Gilda Ammendola faceva riferimento. Si tratta di un livello che gestiva ingenti somme di denaro per ogni viaggio dei corrieri e che aveva un unico interesse: silenziare la madrina dei narcotrafficanti, che aveva svolto il ruolo di reclutatrice. Questo sospetto porta il giudice di Napoli a parlare di “circostanze poco chiare” che non permettono di accettare immediatamente la storia del suicidio improvviso. Ora si attende una risposta dalla Procura di Roma.

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