“Dopo la vergogna dei messaggini dal carcere tra l’assassino, reo confesso, di Giovan Battista Cutolo e i suoi parenti che gli manifestavano piena solidarietà, si apre una nuova pagina degradante di arroganza criminale sconfinata espressa tramite social. Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni di chat dove la madre dell’assassino insieme ad altri familiari insulta pesantemente e minaccia tutti coloro che chiedono giustizia per Giò Giò. Frasi esplicite ed epiteti irripetibili all’indirizzo di chi sostiene che serve una giusta pena per chi ha ucciso senza pietà un giovane indifeso: ‘Se hai le pall.. vieni da vicino a dire queste cose’; ‘Lo difenderemo fino all’ultimo, a fare una brutta fine sarai tu’.

Chiediamo alla Polizia Postale di monitorare attentamente questi fenomeni dietro i quali si nasconde una strategia criminale ben definita che vuole intimidire, offendere, minacciare, per evitare di perdere controllo sul territorio. Noi ci batteremo sempre contro tutte le manifestazioni criminali, siano esse digitali o materiali come la realizzazione di murales e altarini della camorra, per sconfiggere questo cancro che si nutre di paura, omertà e violenza”. Queste le parole del deputato di Alleanza Verdi Sinistra Francesco Emilio Borrelli, al quale sono stati inviati gli screen shot delle chat.

Giovan Battista Cutolo, per tutti GiGio, è morto nella notte tra il 30 e 31 agosto scorso. 24 anni pieni di vita e di passione per la musica, lui che di mattina frequentava il Conservatorio e di sera faceva il cameriere. Ad ucciderlo in quella maledetta notte, con tre colpi di pistola, è stato un sedicenne con una sfilza di precedenti penali, condannato già per tentato omicidio quando aveva appena tredici anni.

Quella notte di fine agosto a Napoli si sono incrociate due facce della stessa città.

Tra gli indagati, secondo quanto è emerso proprio in questi giorni, ci sarebbero due maggiorenni di 20 e 28, originari dei Quartieri Spagnoli, già noti alle Forze dell’Ordine e accusati adesso di “concorso anomalo in omicidio”.

La tragedia cioè, secondo la ricostruzione dell’accusa, non sarebbe stata causata dall’episodio dello scooter di GioGio, mal parcheggiato in piazza Municipio, ma il tutto avrebbe avuto inizio prima. I due maggiorenni si trovavano in Piazza con un terzo soggetto che conosceva il minorenne che poi sparerà a GioGio. I tre sarebbero andati in un pub dove si sarebbero imbattuti nella comitiva degli amici del musicista. Tra varie tensioni, gli animi si scaldano fino al lancio in aria di tavoli e sedie. Qui compare GioGio che sarebbe intervenuto per placare la rissa e difendere un amico aggredito violentemente.

Poi la parte della storia che tutti conosciamo. In Piazza Plebiscito il minorenne si avvicina a GioGio, la scusa dello scooter parcheggiato male e via con tre colpi di pistola. GioGio morirà così, nella sua Napoli con la musica nel cuore.”

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