Il memoriale di Alfredo Carini, che era stato eliminato in forma cartacea, è riapparso nel processo in formato digitale. Durante l’udienza sul delitto di Sandro Ottaviani, imprenditore di Dragoni che sarebbe stato ucciso e fatto sparire nell’aprile 2008, la Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Roberto Donatiello, ha deciso di acquisire il cosiddetto memoriale di Carini, a processo insieme a Cataldo Russo. La Procura ritiene che quel documento contenga un tentativo di sviare le indagini a suo carico e lo considera particolarmente importante.
Il memoriale, una sorta di diario, era stato consegnato nel 2008 ai carabinieri che seguivano le indagini. Tuttavia, poiché Carini non era indagato in quel momento, non furono rispettate le garanzie previste dalla legge, come la nomina di un difensore di fiducia, e il documento fu dichiarato inutilizzabile. Nel 2017, durante una perquisizione, l’appunto venne rinvenuto in formato digitale su un dispositivo informatico e successivamente consegnato ai carabinieri. Dopo una perizia svolta dal consulente della Procura, il memoriale è stato acquisito al fascicolo del dibattimento.
Nel file, Carini annotò che “Senza alcun preavviso o appuntamento, il signor Ottaviani si presenta in primo pomeriggio alla nostra officina. Lo faccio accomodare e lui mi chiede come volessi regolarmi per il nero. Gli rispondo che avremmo trattato il tutto alla presenza degli avvocati. Si congeda con cordialità, lo accompagno giù alle scale dell’ufficio e va via”. Questo appunto per gli inquirenti rappresenta un tentativo di sviare le attenzioni su un suo presunto coinvolgimento nella sparizione di Ottaviani.
Il processo riprenderà a marzo, con i due imputati difesi dagli avvocati Paolo Falco ed Emanuele Sasso. I familiari di Ottaviani si sono costituiti parte civile, assistiti dagli avvocati Luca Di Caprio ed Elio Napoletano.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Ottaviani venne convocato per ricevere 175mila euro relativi al contratto di locazione dell’officina di Carini, che si stava cercando di vendere. La vittima, arrivata in officina il giorno della scomparsa, sarebbe stata indotta a seguire i due indagati in un luogo sconosciuto senza riuscire ad avvisare nessuno. Qui sarebbe stata uccisa e il suo corpo fatto sparire.