Il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, ha lanciato un allarme riguardo all’ingresso illecito di cellulari nei penitenziari, definendolo un flusso continuo. Ha fatto riferimento all’ultimo episodio avvenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove sono stati sequestrati otto telefonini nel Reparto detentivo Nilo. Il SAPPE ha chiesto nuovi provvedimenti per inibire l’uso di strumentazioni tecnologiche nelle sezioni detentive, denunciando che nonostante ciò venga segnalato da dieci anni, nessuno ha ancora fatto nulla. Capece ha sottolineato che è assurdo che gli apparecchi per accertare la presenza dei cellulari non vengano utilizzati nelle celle, ma durante le prove d’esame del personale di polizia. Il segretario generale ha proposto soluzioni drastiche come la schermatura delle sezioni detentive e delle celle per impedire l’uso dei telefoni cellulari. Capece ha anche polemizzato con chi solleva il problema del sovraffollamento delle carceri, sostenendo che il SAPPE non si fa prendere in giro da chi chiede indulti e leggi svuota carceri, senza aver detto nulla sui provvedimenti delle maggioranze di sinistra che hanno destabilizzato il sistema carcerario. Capece ha proposto di ripensare la repressione penale, distinguendo tra reati gravi che richiedono il carcere e condotte per le quali non è necessario. Ha ipotizzato un nuovo sistema penitenziario articolato su tre livelli: il primo per i reati meno gravi con pene alternative al carcere, il secondo per pene detentive superiori ai 3 anni ma in istituti meno affollati, e il terzo per la massima sicurezza. Ha concluso affermando che occorre ridisegnare l’intero sistema penitenziario per affrontare il problema del sovraffollamento e garantire la separazione dei detenuti. Ha sottolineato che la Polizia penitenziaria ha il compito di controllare i soggetti ammessi alle misure alternative.

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