Decisione del tribunale di Napoli sul caso dei pestaggi del 6 aprile 2020 e sulla morte di Hakine Lamine
Il tribunale della Libertà di Napoli ha respinto il ricorso della Procura di Santa Maria Capua Vetere che chiedeva misure cautelari più severe per alcuni dirigenti di polizia penitenziaria indagati per i pestaggi avvenuti il 6 aprile 2020. Tra gli indagati ci sono l’ex provveditore Antonio Fullone, gli ex vicedirettori Maria Parente e Arturo Rubino, i dirigenti di polizia penitenziaria Anna Rita Costanzo, Gaetano Manganelli, Pasquale Colucci e l’ispettore Massimo Ciccone, i poliziotti Domenico Pascariello e Flavio Fattore, il sostituto commissario Raffaele Piccolo e altre persone coinvolte nel caso.
Il tribunale ha confermato che la morte di Hakine Lamine, avvenuta un mese dopo i pestaggi, non è stata causata dalle torture subite in cella di isolamento e quindi non può essere imputata agli indagati. A fine mese scadranno le misure interdittive di otto mesi disposte in fase di indagine preliminare per alcuni degli indagati, tra cui Antonio Fullone. Tuttavia, l’amministrazione ha sospeso tutti gli indagati sine die, quindi Fullone non potrà probabilmente tornare al lavoro.
Il tribunale del Riesame di Napoli ha respinto anche il ricorso riguardante la morte di Hakine Lamine. Secondo la Procura, la morte del detenuto nordafricano è stata causata dai traumi subiti durante i pestaggi del 6 aprile e non aveva il controllo su se stesso, quindi non poteva decidere liberamente di suicidarsi. Tuttavia, il tribunale ha escluso l’ipotesi di omicidio e ha confermato che non vi è un collegamento probabile tra i pestaggi e il suicidio di Lamine.
È importante sottolineare che questa decisione non influisce sulla richiesta di rinvio a giudizio che è ancora in corso davanti al gup di Santa Maria Capua Vetere. Gli indagati sono accusati di tortura, maltrattamenti e depistaggio, e alcuni di loro potrebbero essere accusati anche di omicidio, secondo la ricostruzione dell’ufficio inquirente. Si sostiene infatti che a causa dei pestaggi, la condizione psicologica già precaria di Hakine si è aggravata al punto da spingerlo ad azioni sconsiderate.
Questa decisione del tribunale di Napoli è un passo importante nel processo legale relativo ai pestaggi del 6 aprile 2020 e alla morte di Hakine Lamine. Ora spetta al gup di Santa Maria Capua Vetere decidere se ci sono sufficienti prove per il rinvio a giudizio degli indagati.