La protesta avvenuta ieri nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere ha portato nuovamente l’attenzione sulla struttura penitenziaria. Alcuni detenuti del reparto Volturno, in particolare del terzo piano, hanno organizzato una protesta a causa del mancato permesso di necessità concesso a uno di loro, secondo quanto previsto dall’articolo 30 dell’ordinamento penitenziario.
Al terzo piano c’erano 64 detenuti, mentre nel reparto erano presenti quasi 200 reclusi. La protesta si è estesa anche al piano terra, dove si trovano aule didattiche, infermeria e locali per la videosorveglianza. Secondo quanto è stato possibile ricostruire, decine di detenuti hanno partecipato attivamente alla protesta. Al terzo piano sono state divelte alcune brande che sono state utilizzate per bloccare i cancelli quando i detenuti hanno deciso di barricarsi. Al piano terra, invece, si è verificato un completo devastamento, con la distruzione di apparecchiature, arredi e suppellettili e gravi danni. Fortunatamente non ci sono stati feriti o contusi.
A ricostruire l’accaduto è stato il segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio. Egli ha commentato che, nonostante alcune possibili inesattezze, le notizie ricevute non sembrano sostanzialmente diverse dai fatti realmente accaduti. De Fazio ha anche sottolineato che definire l’accaduto come “procurato allarme” potrebbe avallare comportamenti violenti e sminuire l’importanza del rispetto delle leggi e delle istituzioni.
La verità è che attualmente nelle carceri italiane, dal nord al sud, comprese le isole, anche in situazioni di “trattamento avanzato” come al Volturno, la polizia penitenziaria teme reazioni violente. Infatti, non dispone delle risorse umane e degli strumenti organizzativi e materiali necessari per intervenire prontamente ed efficacemente senza mettere a rischio la propria incolumità e quella degli altri.
Tutti, la comunità penitenziaria, la politica e l’opinione pubblica, dovrebbero prendere atto di questa situazione, come auspicato anche dal garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma. Infine, ci si chiede perché il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non favorisca la trasparenza, fornendo un resoconto tempestivo degli episodi come quello avvenuto a Santa Maria Capua Vetere, compreso il numero dei detenuti coinvolti.