Emanuele ferito alla testa da un colpo di pistola la notte di San Silvestro

SANTA MARIA CAPUA VETERE. Oggi, solo poche ore fa, la rivolta scoppiata nel carcere di S. Maria C.V. è stata sedata. Come abbiamo già scritto, la rivolta dei detenuti si è verificata nel reparto Volturno e il responsabile sarebbe stato Luigi Nebbia, fratello di Emanuele Nebbia. Emanuele è ricoverato in condizioni disperate nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale di Caserta, dopo essere stato ferito da un colpo di pistola alla testa la notte di San Silvestro, sul pianerottolo di casa, nel rione Iacp di Santa Maria Capua Vetere.

Luigi Nebbia avrebbe dato il via alla rivolta in carcere, guidando un gruppo di una decina di detenuti, dopo che il magistrato di sorveglianza gli aveva negato il permesso di uscire per andare in ospedale a trovare il fratello Emanuele. Luigi Nebbia, ricordiamo, è stato arrestato la scorsa estate per aver cercato di introdurre telefonini e droga in carcere.

Ancora una volta, follia e violenza nel penitenziario sammaritano per la violenta protesta del gruppo di detenuti capeggiato da Nebbia.

Il personale della Polizia Penitenziaria torna a protestare con forza per una situazione penitenziaria esplosiva, nota ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria nazionale e regionale, ma su cui non è stato preso nessun provvedimento. Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, ricostruisce l’accaduto: “Tutto è accaduto nel primo pomeriggio di oggi, dopo che è stato negato a un detenuto il permesso di partecipare ai funerali di un parente, ucciso da un clan rivale la sera di San Silvestro. Sembra che il detenuto non abbia ottenuto il permesso dal magistrato di sorveglianza perché la salma del parente è ancora sotto sequestro (Capece parla di un parente morto, ndr). I detenuti del terzo piano del Reparto Volturno, in solidarietà con l’altro detenuto, sono usciti dalle celle, hanno preso violentemente le chiavi e sono scesi al piano terra, dove hanno distrutto tutto. Sul posto sono intervenuti il magistrato di sorveglianza, il comandante del reparto e gli agenti di polizia di servizio nel carcere, e dopo un lungo lavoro di mediazione, la folle protesta è stata sedata”. Per il SAPPE, questi sono “eventi già ampiamente preannunciati dal SAPPE a testimoniare la tensione che si vive nelle carceri da mesi: chiediamo un sopralluogo tecnico da parte del PRAP e una visita ispettiva da parte dell’ASL per valutare l’idoneità in termini di igiene e sicurezza dei luoghi di lavoro”.

Secondo Capece, ciò di cui abbiamo bisogno sono “interventi urgenti e strutturali che ripristinino la giusta legalità nel circuito penitenziario, intervenendo prima di tutto sul regime di custodia aperta. Abbiamo bisogno di agenti di polizia, tecnologia e formazione per coloro che operano nelle sezioni, strumenti di difesa e contrasto alla violenza”. “Esprimiamo”, conclude, “massima solidarietà e vicinanza a tutti i colleghi della Casa circondariale di S. Maria Capua Vetere, ma questi ultimi episodi devono far riflettere i vertici dell’Istituto e della Regione. È necessario un completo cambiamento nella gestione delle carceri regionali, siamo in balia di questi delinquenti, convinti di trovarsi in un hotel dove possono fare ciò che vogliono e non in un carcere! Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci sono umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle istituzioni”. Per questo, il leader del SAPPE auspica un intervento tempestivo da parte del governo su queste continue aggressioni al personale, ormai all’ordine del giorno.

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