La Guardia di Finanza di Prato ha smantellato una frode fiscale nel settore del “Pronto Moda”, con sede a Prato, la capitale del distretto tessile italiano. Questo settore, noto anche come “fast fashion”, produce rapidamente e mette in vendita una grande quantità di capi a prezzi bassi e in linea con le tendenze, ma con tessuti di scarsa qualità e un impatto ambientale considerevole. Nella zona industriale di Prato, le fiamme gialle hanno scoperto una grande truffa ai danni dello Stato, perpetrata attraverso l’utilizzo e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un valore di circa 60 milioni di euro e un’IVA di oltre 10 milioni di euro da parte di società e ditte individuali. L’attività di indagine è stata avviata dal Comando Regionale Toscana per contrastare l’evasione fiscale e contributiva causata dalle imprese “apri e chiudi”, in cui gli imprenditori svolgono attività d’impresa in evasione fiscale costante, avvalendosi di soggetti economici “di comodo”. Sulla base delle direttive del Comando Provinciale di Prato, i finanzieri del Gruppo di Prato hanno indagato su 21 imprese operanti nel settore dell’abbigliamento, collegate tra loro in un complesso sistema di frode fiscale. Le indagini delle Fiamme Gialle, attraverso accertamenti bancari e analisi del fatturato delle imprese, hanno permesso di scoprire l’esistenza di otto ditte individuali prive di struttura aziendale effettiva, intestate a soggetti “prestanome”, che emettevano fatture per operazioni inesistenti e trasferivano ingenti disponibilità finanziarie all’estero. Ricostruendo i flussi finanziari, i finanzieri hanno individuato le imprese che utilizzavano le fatture per operazioni inesistenti, segnalando alla Procura della Repubblica locale anche 13 imprese coinvolte. In totale, sono state denunciate 21 persone per vari reati legati alle false fatturazioni, all’omessa e infedele dichiarazione dei redditi e IVA, e alla sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Le indagini hanno permesso di segnalare all’Agenzia delle Entrate un fatturato complessivo di circa 60 milioni di euro e un’IVA evasa di oltre 10 milioni di euro.

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