Indagini sulla presenza di droga nelle urine di un bambino affetto da meningite

La procura di Salerno è ora responsabile di valutare la situazione dei due genitori del bambino che è stato ricoverato in gravi condizioni al Santobono di Napoli a causa di una forte meningite, alla luce degli ultimi esami che hanno confermato la presenza di droga nelle sue urine, anche se in quantità minima. Sono molte le ipotesi che i magistrati stanno valutando. Nel frattempo, il piccolo continua a essere in condizioni gravi ma stabili. Ma procediamo con ordine. La procura di Salerno ha delegato le indagini alla Squadra mobile che dovrà ricostruire esattamente cosa è accaduto nell’abitazione della coppia. Gli investigatori stanno concentrando le loro attenzioni sulla madre, che al momento non è indagata: sembrerebbe che sia stata lei, dopo aver assunto l’ultima dose di droga, a poter aver fatto inalare al bambino una parte della polvere, anche se ricordiamo che il bambino è in gravi condizioni a causa del virus che lo ha colpito e non a causa dell’assunzione di droga. Questo perché è stata la madre stessa a prendere il bambino in braccio per portarlo in ospedale a causa della meningite. E questo è un altro aspetto che gli investigatori stanno valutando: il bambino non sarebbe stato vaccinato contro questo virus. Il vaccino contro la meningite è diventato obbligatorio dal 2017. I genitori, che erano già sotto l’attenzione del tribunale dei Minori, hanno riferito che il ritardo nella vaccinazione è stato causato da problemi legati al Covid che avrebbe infettato i loro figli. Quello che rappresenta una svolta è che entrambi, padre e madre, stanno collaborando con le indagini: sono stati loro stessi a denunciarsi quando sono stati trovati residui di cocaina nelle urine del loro bambino di tre mesi. Sono stati loro a riferire ai medici cosa è successo: che loro avevano fatto uso di droga ma che assolutamente non l’avevano data al bambino. Secondo quanto trapela dagli ambienti medici, l’avrebbero fumata. Quindi, il bambino potrebbe averla inalata involontariamente. Tracce di droga sono state trovate nelle urine attraverso la cromatografia eseguita dall’azienda ospedaliera Vanvitelli di Napoli, ma non nel sangue. Questo spiega perché le analisi effettuate al Santobono sul sangue sono risultate “pulite”. Inoltre, la madre ha anche riferito di non allattare il bambino. Quindi, l’assunzione di cocaina da parte del bambino sarebbe stata una tragica fatalità. Il bambino è stato portato in ospedale martedì dai genitori al pronto soccorso del Ruggi. Il bambino aveva una febbre di 38 gradi e sembrava addormentato. I medici del reparto di Pediatria hanno subito ipotizzato un’infezione del sangue, successivamente confermata dalla tac: si trattava di una sepsi in corso dovuta a una meningite. Le analisi delle urine hanno poi allarmato i sanitari perché hanno rivelato la presenza di cocaina. È stato allora che i genitori hanno raccontato di essere entrambi tossicodipendenti. Inizialmente si pensava che la presenza di droga potesse complicare ulteriormente il quadro clinico del bambino, che nel frattempo peggiorava a causa dell’infezione. Così è stato trasferito in elisoccorso al Santobono di Napoli, dove è arrivato in codice rosso: qui è stato intubato e trasferito in terapia intensiva pediatrica, dove è ancora ricoverato. I medici continuano a dire che la meningite non è arrivata a uno stadio considerato irreversibile. Al suo arrivo a Napoli, il bambino è stato portato immediatamente in sala operatoria, dove gli è stato posizionato un catetere per monitorare la pressione intracranica e per prelevare un campione di liquido che si è poi rivelato positivo per il batterio della meningite. Nel frattempo, i tre fratellini, il più grande dei quali ha undici anni, che nelle ultime settimane vivevano con i nonni a causa di alcuni lavori nella loro abitazione, sono stati trasferiti in una casa famiglia.

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