Avellino – Cinque persone, di cui due donne, sono coinvolte in una rete di società fittizie create per sfuggire ai controlli di un gruppo affiliato al clan Contini. Secondo la Procura Antimafia, esiste un legame tra queste persone e il clan, ma il Giudice per le Indagini Preliminari non ha ritenuto sufficienti gli elementi per contestare l’aggravante dell’agevolazione mafiosa.
Questi cinque soggetti, residenti ad Avellino, Atripalda, Mercogliano e Mugnano del Cardinale, mentre una quinta persona indagata risiede in Svizzera. Pare che la società intestata formalmente a questa donna si trovasse proprio in Svizzera. Un altro coinvolto era proprietario di una società in un paese dell’Est.
Nessuno di loro, tuttavia, è stato colpito da misure cautelari. L’indagine ha portato venerdì all’esecuzione di 25 misure cautelari, per un presunto giro di denaro sporco proveniente da attività illecite e truffe, riciclato in imprese campane e non solo. Si tratta di un giro di soldi enorme che ha portato i carabinieri e la Guardia di Finanza ad effettuare una serie di sequestri per un valore totale di 8,4 milioni di euro. Questi soldi sarebbero stati gestiti da una fitta rete di società operanti in diversi settori economici, anche all’estero.
Il gruppo imprenditoriale con base a Napoli avrebbe riciclato ingenti somme di denaro provenienti da frodi fiscali, attraverso compensazioni indebite o contraffazioni, in numerose società acquisite o costituite in Italia e all’estero. Gli indagati avrebbero intestato queste società a prestanome retribuiti, così da eludere eventuali sequestri.
Tutti gli indagati rispondono di trasferimento fraudolento di valori e intestazione fittizia, aggravati dal metodo mafioso, in quanto non sarebbero stati i reali titolari delle società, ma il socio occulto e proprietario di fatto sarebbe stato Antonio Festa, tutto ciò per eludere le indagini sul riciclaggio e autoriciclaggio di denaro di provenienza illecita, in particolare riferito al Clan Contini secondo l’accusa della DDA di Napoli.
Le aziende coinvolte nell’indagine, che ammontano a 51, erano gestite da una regia unica, come è emerso dalle intercettazioni. Naturalmente queste sono accuse che verranno valutate dall’autorità giudiziaria e gli indagati avranno la possibilità di chiarire la loro posizione, soprattutto coloro che non sono stati colpiti dalle misure cautelari.

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