Il cadavere di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano, è stato trovato sulle sponde del fiume Lambro nel pomeriggio di ieri. Secondo le prime indagini, sembra che si sia recata sul posto a bordo della sua auto, una Fiat Panda. Il corpo senza vita è stato ritrovato vicino al ponte del comune di Lodi. Sul luogo sono intervenuti immediatamente i carabinieri e i vigili del fuoco, seguiti dal pubblico ministero e dagli uomini della Scientifica. L’auto è stata sequestrata per permettere agli investigatori di fare luce sulla morte, che sembra essere stata causata da un gesto volontario.
Questa tragedia è l’epilogo di una vicenda che ha avuto inizio sui social e si è ingigantita fino a travolgere la donna. Tutto è iniziato con una recensione omofoba e discriminatoria sul suo locale, a cui Giovanna aveva risposto con un messaggio di civiltà. La recensione era stata scritta da un cliente che si lamentava di aver mangiato accanto a una coppia omosessuale e a un ragazzino disabile. La ristoratrice aveva risposto che il suo locale è aperto a tutti e che chiede solo educazione e rispetto verso gli altri. Inoltre, aveva invitato il cliente a non tornare se non avesse ritrovato i requisiti umani che aveva mancato nel suo atteggiamento.
La recensione era stata cancellata, ma Giovanna aveva fatto uno screenshot come prova. Questo ha fatto sorgere dei dubbi sulla veridicità della recensione e alcuni utenti dei social hanno ipotizzato che potesse essere un falso. Anche Selvaggia Lucarelli ha lanciato quest’ipotesi, sostenendo che si trattasse di un’operazione di marketing mascherata da difesa eroica dei gay e dei disabili.
In un’intervista televisiva, Giovanna ha mostrato la sua incertezza e ha detto di non avere una risposta. Da eroe sui social, la donna è stata oggetto di critiche e insinuazioni. Forse si è sentita travolta da questa gogna mediatica e ha deciso di mettere fine alla sua vita. Lascia una figlia e il marito Nello, con cui ha condiviso una vita di lavoro e sacrifici nella loro pizzeria Le Vignole.
Questa è una terribile testimonianza di come l’odio virtuale possa avere conseguenze tragiche nella vita reale. Dobbiamo riflettere su come utilizziamo i social media e su come trattiamo gli altri. Non possiamo permettere che l’odio e la discriminazione abbiano il sopravvento sulla civiltà e il rispetto reciproco.